Grazie all’attività info-investigativa coordinata dal Comando della Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Piacenza, in collaborazione con il NIR ( Nucleo Investigativo Regionale ), nella giornata di ieri è scattata l’operazione relativa all’arresto della madre di un detenuto sudamericano che ha cercato di introdurre all’interno dell’ Istituto Penitenziario sostanze stupefacenti. Operazione criminosa tale da costituire una vera piazza di spaccio, facendo emergere all’interno dello stesso penitenziario vari tentativi di introduzione di droghe con protagonisti proprio alcuni familiari dei detenuti.
“Un plauso, pertanto, va a tutto il personale della Polizia Penitenziaria del carcere di Piacenza che con l’attività di osservazione, già da tempo in atto, ha permesso di individuare soggetti esterni dediti all’approvvigionamento e spaccio di stupefacenti”.
Questo il commento di Gennaro Narducci, segretario regionale del Sindacato Autonomo USPP che spiega: “Questa mattina la Polizia Penitenziaria di Piacenza , che da tempo insieme al NIR teneva sotto controllo tutti i movimenti sospetti, ha arrestato in flagranza di reato la mamma di un detenuto sudamericano mentre tentava di consegnare la droga al figlio ristretto durante il colloquio. La cosa non è sfuggita agli agenti che hanno rinvenuto 41,90 grammi. Durante la perquisizione, nella cella del detenuto è stato rinvenuto un telefonino più 3 pasticche di anfetamine nello specifico trattasi di MDMA. Tutto ciò è stato possibile grazie al fiuto impeccabile della Polizia Penitenziaria che ha svolto come sempre il suo delicato compito con costanza e spirito di abnegazione”.
Il sindacalista, a nome della USPP, “rivolge un plauso al personale di Piacenza. Con non poche difficoltà riesce a contrastare l’introduzione di droga e oggetti non consentiti all’interno dell’istituto piacentino. Il tutto pur non avendo una strumentazione tecnologica adeguata e una carenza di personale cronica”. Pertanto, auspica ricevano una adeguata ricompensa ministeriale.
Il problema dell’ingresso della droga in carcere è questione ormai sempre più frequente, a causa dei tanti tossicodipendenti ristretti nelle strutture italiane.
La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dunque dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento”.
“Questa potrebbe essere la strada da seguire per togliere dal carcere i tossicodipendenti e limitare sempre di più l’ingresso di sostanze stupefacenti, unito ovviamente a tutte le attività di prevenzione, fondamentali nel contrasto dei tentativi illeciti e fraudolenti di ingresso e smercio di droghe in carcere”.
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