Oggi, 19 novembre, le donne in nero di Piacenza sono state ricevute dal prefetto, cui hanno consegnato la sollecitazione al nostro governo affinché si unisca a quelli che hanno già richiesto la sospensione di Israele dall’Onu, dopo le reiterate e gravissime infrazioni alle risoluzione dello stesso. Di seguito il testo consegnato al prefetto.
Egregio signor Prefetto,
forse lei non ci conosce, ma noi Donne in Nero siamo presenti a Piacenza da ben 35 anni, impegnate a “visitare luoghi difficili” travolti e feriti dalle molte guerre che insanguinano il mondo e nelle quali spesso è coinvolto anche il nostro paese. Il movimento è nato da un gruppo di donne israeliane che, vedendo che l’occupazione dei territori palestinesi avvelenava anche la struttura morale del loro stato, ne chiedevano la fine. L’obiettivo loro e di tanti movimenti pacifisti israeliani e palestinesi era di arrivare a una pace giusta e duratura basata sulla convivenza dei due popoli.
Molti altri sono stati e sono i teatri di guerra che ci vedono attive: dai Balcani al Kustistan all’Afghanistan alla Colombia. Luoghi in cui ci siamo recate di persona, con i nostri corpi e la nostra solidarietà, ogni volta che è stato possibile.
Oggi però la situazione in Medio Oriente ha raggiunto una gravità che suscita orrore in tutto il mondo. Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Occupati Palestinesi, nel suo recente rapporto intitolato “Genocide as Colonial Erasure” ha indicato nel governo Netanyahu i responsabili della strage di Gaza, voluta e studiata a tavolino e portata avanti a base di massacri, distruzione di infrastrutture, scuole e ospedali, utilizzo della fame come arma di guerra e torture sui detenuti palestinesi. Le vittime di questa guerra, nella sola Striscia di Gaza sono ormai più di 45000: una rappresaglia decisamente smisurata per l’orribile attacco di Hamas del 7 ottobre, e che ormai sembra sganciata dall’obiettivo di salvare gli ostaggi israeliani.
Ma non basta: in realtà possiamo dire che anche l’Italia è complice di questo genocidio per lo sconsiderato invio di armi a Israele (in violazione della Costituzione), per le mancate sanzioni nei suoi confronti, per il non riconoscimento dello stato di Palestina, per gli accordi commerciali e di ricerca con Israele e per il mancato sostegno al riconoscimento della Palestina all’ONU, non come “osservatore”, ma come membro permanente.
Da ormai più di 70 anni Israele viola il diritto internazionale, ignorando le risoluzioni dell’Onu (come da allegato) nel silenzio e nel disinteresse complice di tutto il mondo.
Grazie alla dottoressa Albanese, oggi Israele viene chiamato a rispondere dei suoi crimini, che vanno ben oltre i confini della Striscia. “Le forze israeliane e i coloni”, si legge nel rapporto, “hanno intensificato i modelli di pulizia etnica e di apartheid in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”. Accuse gravissime, che consigliano quantomeno la sospensione di Israele da quel consesso delle Nazioni Unite di cui si è sempre fatto beffe. Nei giorni scorsi anche un appello di giuristi italiani e internazionali ha chiesto, se la sospensione non fosse sufficiente, l’espulsione di Israele dall’ONU in base all’articolo 6 della Carta delle Nazioni Unite. Noi Donne in nero speriamo che non si giunga a tanto, e che prevalga la volontà di pace.
Chiediamo quindi per Suo tramite al nostro Governo di battersi per la sospensione di Israele dall’Onu al fine di costringerlo a recedere dalla strage di Gaza, che in molti ormai definiscono genocida, e dall’aggressione in Cisgiordania, Libano e Siria.
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