Giornata nazionale del lavoro, in Emilia Romagna, dal 2017 al 2021, solo il 12,4% delle assunzioni a tempo indeterminato ha riguardato donne. Qual è la situazione attuale? Lo abbiamo chiesto a Michele Vaghini, segretario provinciale della Cisl.
“Spesso si parla del problema legato all’occupazione femminile in prossimità dell’8 marzo. In questo modo sarebbe meglio parlare non della Festa della Donna quanto piuttosto di una giornata del ricordo. Servirebbe una rivoluzione culturale. La pandemia è stata devastante per le donne: in Italia sono stati bruciati 500 mila posti di lavoro femminili, e non parliamo solo di contratti a tempo determinato non rinnovati o partite IVA. Parliamo anche di dimissioni: la donna spesso si prende carico della gestione familiare, dei figli ma anche dei parenti anziani, e in fase di pandemia abbiamo vissuto il problema della didattica a distanza e della chiusura delle scuole. Non solo lavoro, poi. In fase di pandemia i casi di maltrattamenti domestici sono aumentati del 30% rispetto al periodo pre-pandemia. Senza poi contare al gender-gap, ovvero il divario di stipendio. Ricordiamo che a fine anno è stata approvata una legge che prevede la parità salariale: pensare che abbiamo dovuto emanare una legge per risolvere il problema del gender-gap ci fa capire che siamo di fronte a un problema irrisolto da anni”.
A volte sembra che si facciano passi indietro invece di andare avanti…
“Preferirei dire che sono anni che si parla di questo problema ma nessuno ancora è riuscito a risolverlo. Come dicevo prima servirebbe una rivoluzione culturale, innanzitutto per parificare la gestione familiare: il 58% delle lauree è femminile, ma solo la metà degli incarichi di responsabilità, manageriali, sono svolti da donne. Solo questo fa capire quanto sia ancora lontana la soluzione del problema, soprattutto in un momento in cui il mercato del lavoro sta cambiando. E non so fino a che punto l’occupazione femminile potrà avere benefici da questa trasformazione. Tanto per cominciare servirebbe una formazione delle donne sui nuovi lavori, a partire dalla digitalizzazione, secondariamente le aziende dovrebbero trovare soluzioni in merito alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro: pochissime aziende sottoscrivono accordi coi sindacati in merito a questo tema”.
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