C’è un pò di Fondazione Gorbachev nel Premio Nobel per la Pace 2021 attribuito a Dmitry Muratov, direttore del periodico Moscovita Novaya Gazeta. L’ex Presidente Sovietico che presta il nome alla Fondazione figura infatti ancora tra gli editori di Novaya Gazeta. Nel 1990 in occasione della Sua nomina a Premio Nobel per la Pace, Gorbachev aveva devoluto parte del riconoscimento economico ricevuto da Oslo proprio per fondare la testata giornalistica.
La Fondazione Gorbachev, con sede in Italia, a Piacenza, città che insieme a Codogno è stata la prima zona colpita dal coronavirus, aveva proposto la candidatura al Nobel per la Pace dei Sanitari Italiani per aver affrontato in situazioni spesso drammatiche e proibitive l’emergenza COVID 19. Pur rammaricandosi del mancato riconoscimento, la Fondazione plaude all’assegnazione del Premio perché il Nobel per la Pace “è stato assegnato alla comunicazione libera e trasparente di cui oggi il giornalista Dmitry Muratov è testimonial anche come direttore di Novaya Gazeta”. Una comunicazione etica e trasparente che è sempre stata parte della missione che la Fondazione Gorbachev esprime anche attraverso la simbologia ad arte.
La Fondazione non intende però dimenticare l’opera dei sanitari italiani e, per questo, ha deciso di apporre un’opera del maestro Franco Scepi, un monolite dal titolo “Dal Buio alla Luce ” all’ ingresso di Piacenza nel giardino del Collegio Alberoni. Un’opera che lo stesso maestro Scepi fece rotolare in una sua “fluxus perfomances” in Canal Street a New York per simboleggiare nel 1963 il flusso della vita. Sul monolite ci sarà anche un murales dell’artista internazionale Pongo 3D. Il monolite SORGERÀ LUMINOSO sul fronte dell’Opera Pia Alberoni, prestigiosa Istituzione che custodisce tra gli altri importanti capolavori come l’Ecce Homo di Antonello Da Messina. Il critico Marco Eugenio Digiandomenico ARD&nt Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano) è lo storico dell’Arte Sostenibile che curerà il percorso culturale dell’opera.
“Il bilancio della guerra combattuta dal personale sanitario contro il Covid – sottolinea il Presidente della Fondazione Gorbachev, Marzio Dallagiovanna – è di oltre 350 medici deceduti ai quali si aggiungono 87 infermieri e un numero di addetti ancora da valutare. Per questo è fondamentale ricordare la loro preziosa opera e il loro sacrificio”.
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