Il 26 luglio, presso la Sala degli arazzi del Collegio Opera Pia Alberoni di Piacenza, i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, hanno proceduto alla restituzione di un prezioso dipinto. Un dipinto a suo tempo attribuito al maestro Bernardo Strozzi (Campo Ligure 1581 – Venezia 1644) nelle mani del presidente dell’Opera Pia Alberoni.
Alla conferenza stampa erano presenti le autorità locali, il funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Parma e Piacenza. Presente anche il comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine. Si tratta del reparto specializzato dell’Arma che ha condotto le indagini, e che ha illustrato i particolari dell’operazione.
L’opera rappresenta un’importante donazione fatta nel 1968 al Collegio Alberoni dal comm. Oreste Carini, antiquario, titolare della Galleria Vecchia Piacenza” come simbolo di “gratitudine verso la mano di Dio per averlo sostenuto nel corso della sua vita, al Collegio Opera Pia Alberoni quale luogo ideale per conservare e valorizzare le Belle Arti”. In quel tempo, a proposito dell’opera, si scrisse: “…Un magnifico Bernardo Strozzi rappresentante Isacco cieco che benedice Giacobbe … sotto le false spoglie di Esaù architettate dalla madre Rebecca, proprio al momento dell’arrivo di Esaù dalla caccia, carico di quella selvaggina che avrebbe dovuto meritargli le copiose benedizioni paterne..”.
Ignoti rubarono il dipinto dall’interno della galleria Alberoni nel 1978. Il furto avvenne in circostanze che, a quel tempo, destarono sgomento tra l’opinione pubblica. I ladri infatti si introdussero nottetempo dentro il collegio, scassinando due cancelli e dirigendosi a colpo sicuro lungo i corridoi ove il dipinto era esposto.
Per molti anni non si ebbero più notizie fino a che le indagini condotte dai militari del Nucleo Carabinieri TPC di Udine e svolte nel corso dell’anno 2021, hanno consentito di individuarlo. Un commerciante, infatti, lo aveva posto in vendita sul mercato dell’arte con nome ed autore diverso.
L’attività investigativa si è articolata preliminarmente attraverso expertise fotografiche da parte di esperti che ne hanno stabilito la precisa corrispondenza. In più si aggiunge il riconoscimento da parte di un anziano prelato, ancora presente presso il collegio. L’uomo ricordava personalmente le caratteristiche della tela sottratta perché si trovava in quei luoghi sia nel periodo della donazione, sia nel 1978, quando avvenne il furto.
L’opera era stata posta in vendita da un commerciante di settore con attività svolta sia in Trentino che in provincia di Mantova ma è anche emerso che la tela era stata acquistata da un asse ereditario di una famiglia di Milano che aveva poi messo in vendita vari beni, tra cui il prezioso dipinto.
La procura della Repubblica di Trento, concordando con l’ipotesi investigativa, aveva emesso un provvedimento di sequestro per il reato di ricettazione. Questo anche se, di fatto, la posizione del venditore, è stata poi archiviata. Gli inquirenti, infatti, hanno dimostrato la buona fede nel ricevere il dipinto e rimetterlo in vendita nell’ambito della sua attività economica di settore.
Quando, nel mese di giugno 2021, i Carabinieri del TPC di Udine si sono presentati presso il magazzino di vendita per sequestrarla, l’opera era in precarie condizioni di conservazione. Per questo motivo i carabinieri l’hanno subito affidata all’Opera Pia Alberoni in custodia giudiziaria e affinché si proceda al restauro.
Successivamente, la Procura Tridentina ha emesso un provvedimento di dissequestro e restituzione del dipinto alla prestigiosa Istituzione piacentina affinché possa ritornare ad essere ammirato tra le opere della galleria.
Finalmente oggi, al termine dei lunghi lavori del restauro, il dipinto di Isacco cieco che benedice Giacobbe, che a suo tempo venne attribuito a Bernardo Strozzi, è stato formalmente restituito al collegio Alberoni durante una conferenza stampa nel corso della quale i Carabinieri dell’Arte hanno illustrato i dettagli dell’operazione.
Il ritrovamento e il successivo restauro del dipinto, inoltre, ha permesso di attribuire l’opera a un altro artista, ovvero Giovanni Peruzzini.
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