Un detenuto tunisino di soli 27 anni si è tolto la vita, nella notte, impiccandosi nella sua cella della Casa Circondariale di Piacenza. Sale così a 89 la tragica conta dei reclusi che si sono suicidati in questo tragico 2024 che, per l’appunto, non è ancora finito. A questi, vanno peraltro aggiunti i 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria che, parimenti, si sono tolti la vita.
“Manca ancora un giorno alla fine dell’anno, ma evidentemente nelle carceri c’è ancora tempo per allungare la scia di morte oltre ogni record negativo”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
La nota del sindacato UILPA Polizia penitenziaria
“Tutte morti di carcere e per carceri che, palesemente, continuano a togliere ogni speranza, a pochi giorni dall’apertura della Porta Santa a Rebibbia, a opera del Papa, ma anche a dispetto dello stesso motto del Corpo di polizia penitenziaria (‘Despondere spem est munus nostrum’), che vede così svilito il diuturno sacrificio delle donne e degli uomini che lo compongono”.
“Del resto, anche la Casa Circondariale di Piacenza, con 518 detenuti presenti a fronte di 399 posti disponibili e 215 Agenti assegnati, quando ne servirebbero almeno 341, descrive pienamente la crisi dell’apparato carcerario che, complessivamente, detiene 16mila detenuti oltre la capienza con organici della Polizia penitenziaria mancanti di più di 18mila unità”.
“A fronte di tutto questo, peraltro, il Governo non solo non dà risposte concrete, ma opera in senso contrario atteso che con la manovra di bilancio appena approvata è stato ridotto del 25% il turn over per la Polizia penitenziaria per l’anno 2026. Come al solito, l’esecutivo non predica bene, ma razzola persino peggio”, aggiunge il Segretario della UILPA PP.
“In queste ore, anche al di là delle parole del Papa, sono peraltro molte le voci, laiche, di autorevoli esponenti istituzionali, dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, a quello del CNEL, Renato Brunetta, che si stanno unendo alle altre che, come la nostra, da tempo sostengono la necessità di adottare misure compiutamente deflattive della densità detentiva”.
“Senza contrapposizioni e pregiudizi ideologici, si apra allora una discussione seria in Parlamento e nel paese affinché possano essere approvati con tutta l’urgenza del caso provvedimenti utili a mettere in sicurezza il sistema penitenziario, conditio sine qua non per riformarlo e stabilizzarlo anche attraverso la riorganizzazione e il potenziamento di tutti servizi interni ed esterni, passando per il tangibile rafforzamento del Corpo di polizia penitenziaria”, conclude De Fazio.
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