La denuncia di Arcigay: “Ragazzo con gli occhi truccati seguito e intimidito da un gruppo di persone in centro”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota del Direttivo Arcigay Piacenza Lambda.

LA NOTA DI ARCIGAY

Nella notte dello scorso venerdì 15 aprile, in centro, un ragazzo con gli occhi truccati è stato seguito e intimidito da un gruppo di persone incrociate mentre si recava, da solo, verso la macchina. Sembra che nulla di giuridicamente rilevante sia accaduto ma l’isolamento della strada e la notevole insistenza degli inseguitori sono bastati per far prendere al ragazzo un grosso spavento.

L’ignoranza e l’inciviltà non scompariranno mai dalla nostra società, purtroppo, ma ciò non potrà mai giustificare o sminuire atti come questi ed è compito della nostra associazione riportare sempre l’attenzione su certi temi.

Anche questo è un caso di molestia legata al genere, esattamente come lo sono certi atti ai danni di ragazze e donne. Molti storceranno il naso di fronte a questa assimilazione ma, piaccia o meno, si tratta sempre di offese legate dal modo di apparire delle persone rispetto al modello femminile o maschile. Se è sufficiente che un ragazzo o una ragazza si trucchino o si vestano in un certo modo per attirarsi insulti e intimidazioni non si può far finta di niente.

Come si accennava però, il punto nodale non è solo la presenza di persone ignoranti (annosa piaga), ma riscontrare anche un interessamento su questi temi da parte di istituzioni e in generale da parte chi ha il potere di stimolare un cambiamento nella società.

Gli enti che si occupano di educazione, pubblica amministrazione e sanità hanno un’enorme responsabilità in questo senso ma spesso il loro timore di sollevare le proteste delle fasce più conservatrici (e influenti) della società blocca qualsiasi iniziativa. Ciò accade ancora di più se si coinvolgono le problematiche del mondo LGBT+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender).

“Chi me lo fa fare?” risponderebbe il preside medio alla domanda del perchè la sua scuola non promuova un serio corso di educazione alla sessualità e all’affettività? (Le recenti polemiche sollevate al Liceo Colombini per un’iniziativa di questo tipo si commentano da sole).

“Non spetta a me decidere” spiegherebbe probabilmente un bibliotecario, incalzato sulla necessità di rifornire la sezione su sessualità e genere della sua raccolta.

“Sono temi troppo divisivi” certamente replicherebbe un cauto amministratore pubblico alla richiesta di contribuire alla lotta contro le discriminazioni verso le persone LGBT+. La patata bollente, insomma, non se la prende mai nessuno: nulla di nuovo del resto. Tuttavia se questa posizione poteva essere comprensibile fino a qualche decennio fa, considerando la scarsità delle informazioni a disposizione, oggi la situazione è molto diversa.

Identità di genere, orientamento sessuale, espressione di genere, omogenitorialità sono termini forse ancora ostici per i non “addetti ai lavori” ma non è così per la ricerca scientifica che da anni approfondisce questi temi, consentendo il superamento di molti stereotipi.

Come si diceva, chi è nella posizione di prendere decisioni impattanti per la società ha un grosso potere sulla promozione della sicurezza ma anche sulla serenità di cittadini, utenti e studenti.

Sono temi nuovi, sono temi complessi ma è imprescindibile acquisire una minima consapevolezza e dimostrare la propria buona volontà verso certe istanze e necessità.

I prossimi mesi vedranno la nostra città coinvolta dalle elezioni amministrative e allora cogliamo l’occasione per chiedere ai vari gruppi politici quali iniziative intendano adottare per promuovere un clima cittadino più attento e vicino alle persone LGBT+.

La nota di Alternativa per Piacenza

Difficile non dire nulla di fronte al comunicato di Arcigay, da cui si apprende dell’intimidazione subita da un ragazzo bullizzato per il semplice motivo di avere gli occhi truccati. Una comunità civile fa quadrato intorno alla molestia di genere, senza attendere che questa degeneri in violenza conclamata, senza guardare al sesso della vittima. Lo stesso sdegno che proviamo per un “se l’è cercata” riferito a una gonna corta o un vestito attillato, dobbiamo sentirlo ugualmente adesso, in tutta la sua profondità, per il diritto leso a un essere umano di mostrarsi come crede e desidera. L’educazione dovrebbe partire dalle famiglie, ma la società intera ha un compito culturale e pedagogico, con la politica chiamata ad assumersi la responsabilità di anteporre ciò che è giusto al mero calcolo sul consenso spiccio. Gli eccessi di diplomazia interessata, perché nelle ambiguità delle posizioni o delle dichiarazioni possano riconoscersi – e quindi non sentirsi turbati – un po’ tutti, sono fuori tempo massimo. Nella complessità delle relazioni umane si può scegliere di costruire le basi di una convivenza solidale e tollerante o di far finta di niente, lasciando che fatti di cronaca come questo restino sempre e solo il pretesto per contrapporre visioni inconciliabili o banali frasi di circostanza. Noi sappiamo da che parte stare ed esprimiamo la nostra vicinanza al ragazzo offeso e a tutte le persone che, almeno una volta, hanno avuto paura di essere se stesse.

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