Delitto di Niviano, perché Carella starebbe mentendo sulla confessione? L’ombra di una “terza persona”

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Proseguono le indagini in merito al delitto di Paolo Troccola, l’uomo di 59 anni trovato morto nell’abitazione di Niviano il 9 settembre scorso, abitazione che l’operaio condivideva con altri due colleghi della stessa ditta.

Uno dei due colleghi, Emanuele Carella, 21 anni, aveva infatti confessato poche ore dopo il delitto facendo credere che ormai la questione fosse chiusa.

Ma non è così. Perché la confessione di Carella non sarebbe attendibile. Lo sostiene il suo stesso avvocato difensore, Maurizio D’Andrea, il quale sostiene di aver ricevuto dal proprio assistito ben sei versioni differenti.

Unici dati precisi sono quelli giunti dall’autopsia, la quale ha dimostrato come Troccola sia morto per le ferite inferte da un coltello. Insomma Troccola è stato ucciso, ma da chi? E perché Carella starebbe mentendo?

Le indagini dunque proseguono partendo da un’idea che si è fatta ormai, inevitabilmente, largo: Carella potrebbe aver ucciso in collaborazione con un’altra persona o addirittura su commissione.

Intanto il 5 dicembre prossimo la nota criminologa Roberta Bruzzone sarà a Niviano per compiere un sopralluogo all’interno della palazzina del delitto.

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