Quando discipline differenti collaborano in nome della conoscenza e della cultura è sempre un risultato degno di nota e di cui andare fieri. In questo caso, a intrecciarsi con risultati proficui sono state l’archeologia e la medicina.
Il Museo geologico “G. Cortesi” di Castell’Arquato, infatti, ha scelto il centro diagnostico Rocca di Piacenza per analizzare il cranio di un delfino di 2,5 milioni di anni fa. Si tratta di un prezioso esemplare risalente dunque al Pliocene e rinvenuto nel 1991 sui calanchi di Rio Stramonte, in Val Chiavenna, nel comune di Lugagnano.
Un delfino che rappresenta una testimonianza dell’antico mare che fino a circa due milioni di anni fa occupava buona parte dell’attuale pianura padana. Ebbene, gli scienziati del museo “G. Cortesi” si sono trovati di fronte all’esigenza di eseguire alcune analisi sul reperto, elementi necessari per ricostruire la storia di quell’antico animale.
Nello specifico parliamo di una vera e propria TAC. Per effettuare questo delicato esame il museo ha selezionato appunto il centro diagnostico Rocca di via Turati, a Piacenza, il quale ha messo a disposizione dei ricercatori le proprie strumentazioni: in particolare parliamo di una particolare tecnologia all’avanguardia in grado di garantire analisi minuziose e il rilevamento di parametri dettagliati.
La TAC è stata realizzata (su autorizzazione della Soprintendenza archeologica) perché il reperto, insieme ad un altro esemplare sempre conservato nel Museo geologico, è oggetto di studio da parte dell’Università di Torino.
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