Riceviamo e pubblichiamo la nota del pedagogista Daniele Novara.
Ed eccoci pronti alla vaccinazione a tappeto dei bambini fra i 5 e i 12 anni. La Food and Drug Administration (FDA) – l’agenzia del farmaco statunitense – ha già dato la sua approvazione e sarà seguita il 29 novembre da quella italiana (AIFA). La decisione appare scontata, una pura e semplice formalità. Si tratta di una scelta necessaria? Utile? Direi di no. Le ragioni per cui tale opzione appare equivoca e priva di senso sono sostanzialmente tre.
La prima è legata al fatto che il vaccino che abbiamo assunto non pretende di eliminare la circolazione del virus, ma di ridurre i danni sanitari più significativi – e l’eventuale morte – e, aspetto ancor più importante, che tale risultato, per i piccoli, è già in atto naturalmente. I bambini, sotto i 12 anni, non si ammalano in modo grave di Covid né muoiono direttamente a causa del virus. La natura li ha dotati di quella protezione che gli adulti sono costretti a trovare nella vaccinazione.
La seconda ragione attiene alla nota argomentazione per cui i bambini vadano vaccinati per proteggere le persone, specialmente gli anziani, ossia i nonni, che li frequentano, creando una barriera igienico-immunitaria a prescindere dalla reale necessità di protezione vaccinale dei bambini stessi. Tale ragionamento appare fuorviante per due motivi: il primo è in ordine ai Diritti dei bambini poiché non si può utilizzarli per proteggere altri soggetti. È un’operazione illegittima che va contro quanto stabilito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia che nel 1989 mise nero su bianco – a livello internazionale – i diritti inalienabili dei più piccoli. C’è anche un motivo più contingente: se in Italia quasi il 90% della popolazione è ormai vaccinata, da quale contagio infantile dovrebbe proteggersi? In altre parole, possono i bambini contagiare adulti già vaccinati mettendo in pericolo la loro vita? I dati e le conoscenze in possesso, ovviamente, respingono questa ipotesi. Sta nella natura stessa della vaccinazione impedire, come ho detto e come sappiamo, i decessi da Covid. Chi minaccerebbero i bambini non vaccinati? Resta un mistero.
Infine, nessuna ricerca in corso può escludere del tutto eventuali complicazioni nell’uso dei vaccini sulla popolazione adulta e tantomeno sui bambini. Un margine di rischio rimane presente. È corretto eticamente sacrificare i bambini facendoli correre questo rischio benché minimo? Si tratta di un prezzo davvero necessario? Dalle ragioni offerte precedentemente direi proprio di no.
La scelta più legittima e opportuna appare piuttosto quella di vaccinare, su segnalazione pediatrica, i bambini più a rischio, quelli a cui il vaccino risulta effettivamente utile.
Ancora una volta, verrà chiesta ai genitori una decisione che pesa quasi unicamente sulle loro spalle e sulla loro responsabilità. Quegli stessi papà e mamme che durante la pandemia sono stati i soggetti sociali più trascurati e più lasciati da soli a reggere il peso che si è andato a creare sui loro figli, sia durante i vari lockdown con bambini e ragazzi chiusi in casa, sia con le restrizioni scolastiche più accentuate di tutta Europa, senza alcuna attenuazione nel periodo post-vaccinazione.
Pertanto, in merito alla vaccinazione ai bambini, mi sento di chiedere alle Istituzioni pubbliche una riflessione più approfondita e più organica, che tenga in dovuto conto la complessità del loro diritto alla salute senza gravarne l’esistenza con decisioni che, allo stato attuale, appaiono del tutto inutili.
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