La normativa esiste ed è efficace, quello che serve è la prevenzione con un marcato cambio di mentalità. Sono le parole della nota criminologa Roberta Bruzzone, oggi al PalabancaEventi per il convegno “Dallo stalking all’omicidio”. Un evento organizzato da Maria Cristina Meloni, psicoterapeuta e psicologa giuridica.
“L’obiettivo di convegni come questo – spiega Bruzzone – è trasferire conoscenza e consapevolezza attraverso aspetti fondamentali per capire precocemente se una relazione può subire una metamorfosi malevola arrivando dagli atti persecutori fino alla massima espressione, ovvero l’omicidio. Bisogna cambiare la mentalità di uomini e donne soprattutto quando succede qualcosa di anomalo in una relazione, qualcosa che non dovrebbe essere tollerato nemmeno nelle fasi iniziali”.
In che modo si può aiutare una donna?
“Come prima cosa bisogna portarla a capire che il tipo di relazione che vive è sbagliato e soprattutto bisogna farle capire che esiste un futuro possibile oltre quella relazione. Farle capire che può vivere senza un uomo, che può liberarsi di lui e riprendersi in mano la propria vita”.
A livello normativo, cosa dovrebbe e potrebbe fare il governo attuale?
“Sinceramente ritengo la normativa attuale buona, sicuramente tra le più mature a livello europeo. Può darsi che abbiamo qualche difetto nell’applicazione di alcuni strumenti, ma la legge attuale, se applicata in maniera corretta, è più che sufficiente. Anche perché la problematica non è la severità della norma, che è già abbastanza severa, la problematica seria è lavorare sulla prevenzione: noi dobbiamo cambiare la mentalità, altrimenti continueremo a contare i morti”.
Chi è lo stalker? Tutti lo possiamo diventare o esiste una componente genetica, per così dire?
“Una componente genetica no, nel senso che stalker non si nasce ma si diventa. Però certamente occorrono dei presupposti di natura psicologica e psicopatologica. Non tutti noi corriamo questo rischio: chi ha una personalità sana e strutturata riesce a tollerare la frustrazione della fine di un legame e anche se soffre se ne fa una ragione senza trasformarsi in persecutore. Chi si trasforma in persecutore è perché già alla base ha un ‘io’ molto fragile, un disturbo della personalità, e questo molto spesso è un detonatore psichico che porta questi soggetti a mettere in atto comportamenti di tipo compulsivo di natura persecutoria”.
Come detto, il convegno di oggi è stato organizzato da Maria Cristina Meloni, già allieva di Roberta Bruzzone, col suo brand MC Academy, col sostegno della Banca di Piacenza e di Fioreria Verdementa.
“Si tratta di un convegno che ha un obiettivo preventivo. Vogliamo dare messaggi importanti, in primis quando si parla di fiducia nella normativa. Io mi occupo di queste problematiche e noto una sfiducia nella legge da parte delle persone. Le persone hanno paura a denunciare perché credono che non serva a nulla: invece serve, eccome, ed è questo il messaggio che vogliamo portare”.
A livello locale, dunque, le norme sono sufficienti? Denunciare significa essere protetti?
“Assolutamente sì, abbiamo il codice rosso, abbiamo l’ammonimento, una serie di provvedimenti con cui iniziare per evitare quella che potrebbe essere un’escalation omicidiaria”.
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