Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Piacenza, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, al termine di una complessa indagine condotta nei confronti di un’azienda operante sul territorio piacentino, hanno denunciato il legale rappresentante ed il direttore tecnico per il reato di indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti o non spettanti.
Le indagini
Le investigazioni svolte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno disvelato infatti la totale inesistenza di crediti fiscali del valore di 1 milione di euro, fraudolentemente maturati dalla predetta società grazie all’effettuazione di una operazione di acquisto di beni strumentali, illecitamente fatta rientrare, pur senza averne titolo, nell’ambito dei cosiddetti “investimenti nel Mezzogiorno”, introdotti dalla Legge n. 208/2015.
Legge che prevede, a favore delle aziende che acquistano beni strumentali nuovi, destinati in strutture operative ubicate in Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna e Abruzzo, un riconoscimento di un credito di imposta pari al 10%, al 15% o al 20% del valore dell’investimento effettuato, a seconda che si tratti rispettivamente di grandi, medie o piccole imprese.
L’accusa
É infatti emerso che l’azienda piacentina, per conseguire tale beneficio connesso all’acquisto di un’attrezzatura da lavoro altamente tecnologica del valore di oltre 2 milioni di euro, aveva trasferito, solo “sulla carta”, la propria sede legale in un comune del sud Italia, senza mai conferirvi la nuova attrezzatura acquistata e dissimulando anche l’impiego in loco di proprio personale dipendente.
L’evidenza degli elementi acquisiti ha indotto quindi la Procura della Repubblica di Piacenza a notificare agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e, a seguito di un parallelo controllo fiscale concluso dai finanzieri nei confronti della società è stato possibile ottenere, in ambito amministrativo, il recupero integrale dei crediti inesistenti dichiarati e indebitamente compensati dalla società.
In merito, prima di ricevere il relativo avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, la società ha spontaneamente deciso di avvalersi dell’istituto del ravvedimento operoso, riversando nelle casse erariali ben 150.000 euro, importo esattamente corrispondente al credito illecitamente utilizzato in compensazione di altri debiti in sede di dichiarazione.
La trasversalità dell’operazione conferma il costante impegno della Guardia di Finanza nelle attività di polizia economico-finanziaria, evidenziandone l’azione di contrasto ai meccanismi fraudolenti in materia di indebita compensazione di crediti d’imposta, volta a garantire la corretta destinazione delle ingenti risorse pubbliche stanziate per sostenere le imprese e di affermare il principio di tutela degli operatori economici onesti.
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