Cronaca Piacenza

A Codogno l’inizio del Covid, il ricordo del sindaco Passerini: “Catapultati in una situazione senza precedenti storici, ci siamo ispirati al piano anti-Ebola dell’Africa” – AUDIO

“Era circa mezzanotte e stavo mangiando un boccone con un consigliere dopo una lunga riunione serale. In quel momento mi chiamò il prefetto, pensavo mi stesse contattando per un grave incidente avvenuto un paio di giorni prima. E invece mi disse che era stato identificato proprio a Codogno il primo caso di Covid. Di quel momento ricordo ancora una sensazione ben precisa: il freddo. Mi viene ancora la pelle d’oca”.

Sono le parole di Francesco Passerini, sindaco di Codogno. Passerini è stato ospite alla Cattolica per un incontro dal titolo “Resilienza e apprendimento organizzativo. Il Comune di Codogno nella bufera del COVID”, organizzato dalla professoressa Elena Zuffada, docente di Management delle amministrazioni pubbliche. Insieme al primo cittadino era presente anche Elena Noviello, Segretario Generale Comune di Codogno.

Come ha reagito il piccolo comune di Codogno, di fronte a un’emergenza nuova, inaspettata, che nessuno ancora aveva affrontato? Di fronte a un pericolo sconosciuto?

“Ci siamo reinventati cercando di dare risposte in merito a questioni che fino al giorno prima non erano nemmeno di nostra competenza. Faccio un esempio: avevamo bisogno di acquistare dispositivi sanitari ma abbiamo dovuto effettuare ordini in privato dal momento che i comuni non possono acquistare materiale medico”.

“Ci siamo poi trovati di fronte a una serie di situazioni sociali che però nessuno aveva mai affrontato in epoca repubblicana. Non a caso abbiamo preso come modelli le missioni umanitarie in Africa: abbiamo collaborato con il comitato locale della Croce Rossa per replicare in un certo senso quello che in Africa è il protocollo anti-Ebola. E non è un caso che in Africa il Covid abbia attecchito meno, proprio perché aveva già esperienza in casi come quelle che ci aveva appena colpito. Sperimentavamo e man mano abbiamo calibrato il tiro in modo da rispondere alle esigenze di tutti”.

“A livello sanitario la situazione era altrettanto difficile da gestire. I nostri operatori medici sono stati splendidi nel curare i pazienti, però ci siamo trovati di fronte alla mai sperimentata situazione dei familiari che restavano fuori dall’ospedale e che non potevano entrare. Cosa fare di fronte a famiglie separate, distrutte, divise? Cosa fare coi pazienti non Covid che erano già in ospedale, che magari attendevano o avevano appena effettuato un’operazione chirurgica? I familiari non potevano entrare, quindi queste persone come potevano ricevere cambi di indumenti, beni di prima necessità? A quel punto abbiamo stretto una collaborazione con la Protezione Civile e con una sorta di staffetta siamo riusciti a ovviare anche a questo problema”.

“Abbiamo inventato, sperimentato, provato…e alla fine ce l’abbiamo fatta. E’ grazie a una comunità dove tutti hanno fatto rete, dove tutti hanno dato il proprio contributo, che siamo riusciti a resistere a reggere contro un’onda che apparentemente non si poteva fermare”.

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