La guerra e il suo contraltare, la pace, sono stati al centro dell’annuale convegno multidisciplinare promosso dalla facoltà di Scienze della formazione. Al Centro Congressi “G. Mazzocchi” dell’Università Cattolica, sede di Piacenza, l’appuntamento dal titolo “Guerra e pace” ha visto il tema declinato attraverso la letteratura, la psicologia, la filosofia, la storia, il giornalismo e la religione.
Davanti a oltre 500 studenti delle scuole superiori, gli interventi sono stati coordinati da Pier Antonio Frare, direttore del Dipartimento di Italianistica e comparatistica dell’Università Cattolica, il quale ha aperto la giornata invitando a riflettere sui termini: «La guerra è definita dal dizionario con chiarezza, la pace è indicata invece come assenza di guerra, quindi si tratta di una definizione subordinata».
Ospiti del convegno sono stati Padre Giulio Albanese, missionario comboniano, giornalista di “Avvenire”, uno dei più grandi conoscitori di questioni africane, e Laura Silvia Battaglia, giornalista professionista freelance e documentarista, che dal 2007 lavora come reporter in aree di crisi.
Il primo ha condotto l’attenzione dei presenti in Sierra Leone e nel Nord dell’Uganda, dove ha osservato direttamente il fenomeno dei bambini soldato. «In Uganda sono stato testimone dell’iniziazione dei bambini alla guerra – racconta – il rito dell’unzione, compiuto verso sera, quando uno stregone operava una sorta di ipnosi collettiva e i ragazzi entravano in trance diventando da allora come automi. Non mi chiesi dove fosse finito Dio, ma dove fosse finito l’uomo».
Ha inoltre abbattuto qualche stereotipo sull’Africa. «Non è un continente povero, ma impoverito – dice – è molto ricco, ma le sue ricchezze sono svendute all’estero. Mi sono chiesto più volte: qual è la ragione di questo stato continuo di belligeranza? La risposta è sempre la stessa: una ragione di tipo economico, il dio denaro, con la “d” minuscola».
Laura Silvia Battaglia ha portato invece la sua esperienza nei teatri di guerra, cercando di fornire alcuni strumenti per navigare in un mondo, quello dell’informazione, dove notizie false e vere sono spesso difficili da distinguere. E lascia un messaggio: «Non possiamo educare le persone alla pace se non blocchiamo il mercato internazionale delle armi».
In precedenza, dopo l’introduzione dei presidi di facoltà (Domenico Simeone per Scienze della formazione, Anna Maria Fellegara per Economia e giurisprudenza e Marco Trevisan per Scienze agrarie, alimentari e ambientali), da differenti prospettive il tema della guerra e di come costruire la pace è stato affrontato dai docenti della Cattolica. Maria Bocci ha cercato di immedesimare gli studenti nell’esperienza traumatica che hanno vissuto i loro pari età durante la Grande Guerra, ma allo stesso tempo ha raccontato la tregua della vigilia di Natale del 1914 sul fronte occidentale; Paola Ponti ha afferrato l’argomento dal versante letterario, prendendo in considerazione il romanzo storico “La storia” di Elsa Morante”, mentre Ingrid Basso ha tracciato un excursus filosofico con al centro il tema del conflitto; Annalisa Valle, infine, ha cercato ricomporre la dicotomia mente-corpo, parlando delle emozioni e del ruolo che hanno in un contesto di guerra.
Nel corso del pomeriggio si sono tenuti i laboratori dedicati al tema della pace e destinati agli studenti di Scienze della formazione: Stefano Pasta ha gestito il laboratorio “Flame wars e hate speech nel Web 2.0. Analizzare, contrastare e fare ricerca nei social media”; Alessandra Carenzio si è occupata di “Oltre gli schermi: risorse e attenzioni per raccontare la guerra ai bambini”; con Roberta Sala i ragazzi hanno discusso di come gestire i conflitti per evitare la guerra, mentre Alessandra Cipolla ha gestito il laboratorio “Con le lenti della resilienza. Strumenti psico-educativi in risposta all’emergenza ucraina”.
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