A proposito della “partita politica (ideologica e pratica)” che si sta giocando al Comune di Piacenza in ordine al recepimento delle prescrizioni della Regione, Confedilizia e l’Associazione della Proprietà fondiaria devono sottolineare questo; tutto nasce dal fatto che la Regione non ha mai invitato Confedilizia alle sue pseudo consultazioni; strettamente riservate ai consenzienti e ai non disturbatori. La Regione volle a suo tempo legare il calcolo del contributo di costruzione ai valori OMI dell’Agenzia delle entrate; notoriamente più alti dello asfittico mercato attuale immobiliare allo scopo di incassare sempre più; e non a quelli previsti dalla legge e cioè ai costi dell’edilizia popolare.
A suo tempo, solo le organizzazioni scriventi – scoperto il “trucco” – denunciarono gli effetti perversi dell’abbinamento studiato dalla Regione, ottenendo ascolto esclusivamente dai consiglieri Tagliaferri (PdI) e Rancan (Lega) che si batterono – isolati – in Consiglio regionale, ma avendo naturalmente la peggio davanti alla soverchiante presenza Pd. Per il resto, né altre organizzazioni di categoria né la Giunta (che oggi si trova nella situazione anzidetta per rendere meno nocivi i nuovi oneri) si mossero, pur a fronte anche di un dibattito pubblico promosso da Confedilizia, al quale partecipò – oltre al cons. Tagliaferri – la sola consigliera Tarasconi, quest’ultima (Pd) per difendere la scelta della Regione.
Confedilizia e Proprietà fondiaria si augurano che il Comune faccia tutto quanto in suo potere per limitare i danni: per il mercato immobiliare in depressione (particolarmente a Piacenza, come mostrano i dati) non solo occorre non aggravare, ma occorre diminuire – e significativamente – il costo di costruzione, sapendo superare le “esigenze di cassa”, che d’altra parte non paiono esservi per le frazioni (delega Sindaco).
La Proprietà fondiaria, in particolare, rileva l’assurdo che si renda di fatto impossibile l’edificazione al di fuori del terreno urbanizzato, ma che il Comune continui peraltro a riscuotere – sulla base di valori assurdi, rimasti quelli di una volta! – l’imposta sulle aree fabbricabili, e ciò per aree che di fatto esso stesso rende infabbricabili. Non si può, praticando tasse disoneste, pretendere che i contribuenti si dimostrino poi tributariamente onesti. L’onestà si può pretendere se gli enti pubblici sono essi, anzitutto, onesti nell’imposizione delle tasse.
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