Il Pd riconosca che la sindaca, dopo aver subito il covid, è tornata al suo lavoro sindacale, anche prima che arrivasse il vaccino. Ma la sindaca non approfitti di questo suo aver fatto niente più di ciò che la legge stessa la impegnava a fare fino a che non avesse rinunziato alla carica, per mettersi una medaglia elettorale che non le compete. Soprattutto, poi, non attacchi il nostro candidato sindaco Corrado Sforza Fogliani senza aver neanche il coraggio di citarlo: un uomo (a cui nessuno ha mai detto che faccia una vita comoda) che, in quei giorni della prima pandemia, ha continuato a svolgere l’impegno di cui al suo ruolo nella Banca di Piacenza (la più grande azienda del piacentino) e che si è in prima persona impegnato nel reperimento in più parti d’Italia, in un momento in cui essi erano ancora merce rara, di respiratori polmonari subito offerti all’ASL. Un uomo che si è impegnato altresì ad aiutare i medici di base con una iniziativa, sempre della Banca, che nessuno ha replicato perché i lavoratori autonomi sono da nessuno, oggi, considerati, come dimostra la circostanza che solamente il nostro candidato ha trattato dei problemi del lavoro autonomo in sé, nelle sue varie fattispecie.
Il comunicato dei Liberali piacentini così prosegue. Anche in quest’ultima settimana (la settimana dei portenti, come si dice), la sindaca e il Pd, come tutti gli altri protagonisti della competizione elettorale, non perdano il dovuto equilibrio, e i nostri candidati per primi. Si deve all’on. Bersani il convincimento che un buon sindaco si riconosce dal fatto che faccia una grande opera. Non è vero, basta che un sindaco faccia la manutenzione ordinaria della città, la tenga pulita, faccia pure piccole cose ma le faccia. Il fatto è che la sindaca non ha fatto neanche questo e, soprattutto, non ha fatto neanche una cosa sola che la sinistra non avrebbe fatto, e propria di un (non finto) centrodestra. Il Pd, poi, e chi lo ha rappresentato in Consiglio negli anni dell’Amministrazione Barbieri, ammetta che questi anni sono stati caratterizzati, al di là dei trompe-l’oeil, da un pieno consociativismo politico, rotto solo dalle prese di posizione politiche liberali. Il Pd si è financo astenuto sul bilancio e non una parola ha detto sul fatto della famosa busta dell’Associazione dei Liberali che conteneva, dieci giorni prima dell’espletamento di un concorso pubblico, il nome di chi lo avrebbe vinto, così come poi è stato. Proprio questo consociativismo (con quello che esso ha conseguentemente determinato di lesione – a parere dell’Associazione
– dello Stato di diritto liberale) è stato il fatto che ha determinato la presa di distanza dell’Associazione stessa dalla posizione politica assunta, dopo l’elezione, dalla sindaca.
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