Bollette e materie prime, Confcommercio e Confesercenti insieme: “Raffica di rincari insostenibili per le famiglie, pronti a lavorare con le istituzioni”

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“Come Confcommercio e Confesercenti diamo la nostra disponibilità a valutare e a mettere in atto, di concerto con gli amministratori della provincia di Piacenza, ogni possibile soluzione che permetta fare fronte alla raffica di rincari che stanno colpendo le famiglie, dalle bollette all’aumento del costo delle materie prime. Pensiamo alla possibilità di ottimizzare o introdurre, laddove non esistano, strumenti come le ‘family card’ per i nuclei in difficoltà e convenzioni per la spesa agevolata di anziani in ristrettezze economiche”: con queste parole Raffaele Chiappa (presidente dell’Unione del Commercio della provincia di Piacenza) e Fabrizio Samuelli (direttore di Confesercenti Piacenza) lanciano un appello congiunto alle istituzioni locali per lavorare, di concerto, a nuove politiche sociali.

Dal primo gennaio 2022, stima la Confcommercio nazionale, a causa dell’impennata del prezzo delle materie prime le bollette dell’energia faranno segnare aumenti record: per il primo trimestre si arriverà a un +55 per cento per l’elettricità e +41,8 per cento per il gas, un salasso che sarebbe stato ancora più forte senza gli interventi del governo che nella legge di bilancio ha destinato allo scopo 3,8 miliardi. Secondo l’Arera, (l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) l’aumento sarebbe stato del 65 per cento per la luce e del 59,2 per cento per il gas.

In ogni caso le nuove tariffe si tradurranno in una spesa per la “famiglia tipo” che tra il primo aprile 2021 e il 31 marzo 2022 sarà di oltre 2.300 euro: circa 823 euro per la bolletta elettrica (+68 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), e circa 1.560 euro per il gas (+64 per cento).

“Rincari che colpiscono doppiamente i commercianti – sottolinea Chiappa -. Li colpiscono direttamente come cittadini e indirettamente nelle loro attività, causando un abbassamento generale dei consumi. Il luogo comune che ci vede risolvere il tutto semplicemente aumentando il prezzo sullo scontrino è riduttivo, fuorviante e offensivo. Il nostro ruolo all’interno della comunità è sociale, prima ancora che economico. Basti pensare, per restare nel Piacentino, ai tanti piccoli paesi e borghi di montagna in cui spesso rappresentiamo l’ultimo servizio rimasto per tante famiglie e tanti anziani. Ma per essere messi in grado di continuare a lavorare e a tenere vivi paesi, frazioni e centri storici è indispensabile una riduzione di costi diventati insostenibili. È tempo che su tributi come la Tari, i plateatici e l’Imu per i proprietari degli immobili usati per il commercio gli amministratori locali mettano mano a una seria politica di tagli, alleggerimenti e razionalizzazione. Tasse e burocrazia stanno condannando alla chiusura migliaia di piccole attività in tutta Italia”.

Infine l’appello alle istituzioni: “Come nazione paghiamo lo scotto di anni di assenza di una politica energetica, di una pressione fiscale divenuta eccessiva, di una mancanza di infrastrutture che garantiscano una movimentazione adeguata e veloce delle merci. Quello che possiamo però fare da subito, nel piccolo, è ragionare con sindaci e assessori su politiche sociali capaci di portare sollievo nel breve termine. – rimarca Samuelli – È necessario che le amministrazioni locali prevedano però adeguati fondi da destinare alle fasce deboli a copertura, anche solo parziale, di quei costi quotidiani che per molti diventeranno insostenibili. Ci rendiamo conto di come la situazione sia difficile per tutti, anche per gli enti pubblici, ma occorre uno sforzo di ognuno. Come associazioni di categoria ribadiamo, ancora una volta, la nostra disponibilità in tal senso”.

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