“La ripartenza dopo l’emergenza Covid 19 non sia un semplice fuoco di paglia ma diventi un’occasione per trasformare una crisi in un’opportunità. Chiedo agli amministratori locali e a tutti i protagonisti della vita sociale ed economica del territorio di collaborare per disegnare insieme il futuro della città con l’obiettivo di trasformare Piacenza in una città tecnologica, attrattiva per giovani e imprese e dinamica. Usando un termine inglese, una Piacenza smart che possa candidarsi a diventare un vero e proprio centro commerciale naturale, garantendo in un contesto a misura di persona come il nostro un’offerta in grado di soddisfare la richiesta di ogni genere di servizi e prodotti”.
L’appello arriva da Raffaele Chiappa, presidente di Confcommercio Piacenza, all’indomani dei primi (seppure ancora timidi) segnali di ripresa dell’economia e a breve distanza dalla presa di posizione di Confcommercio Emilia Romagna sul piano della Regione “Strategia di specializzazione Intelligente 2021-2027”, uno strumento utilizzato in tutta l’Unione europea per migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche per la ricerca e l’innovazione e orientare le risorse della programmazione europea nell’ottica del rafforzamento competitivo e della crescita occupazionale.
Un progetto che Confcommercio ha commentato positivamente sottolineando come “la Regione abbia accolto le proposte formulate, dando giusta rilevanza al ruolo strategico del turismo e gettando le basi per un’analisi approfondita sullo sviluppo futuro delle città”. Un tema, quello della cosiddetta “economia urbana” che necessita di “strumenti per promuovere la ricerca e il trasferimento dell’innovazione su tutte le componenti imprenditoriali e sociali che animano gli insediamenti urbani” rimarca l’associazione.
“Lo stesso presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli – commenta Chiappa – è recentemente tornato su questo tema con un’intervista nella quale rimarca l’importanza di dare una prospettiva diversa alle nostre città, definite un patrimonio da preservare e valorizzare. Tra gli spunti proposti spiccano i progetti di rigenerazione urbana, l’innovazione e la digitalizzazione delle piccole superfici di vendita e il rilancio dei valori identitari delle nostre città”.
Indicazioni e proposte per combattere la “desertificazione commerciale” dei centri urbani che, per Chiappa, ben si potrebbero adattare alle peculiarità di Piacenza, a patto però di pensare a un lavoro di rete con tutti i protagonisti della vita cittadina.
“Peraltro da noi favorire l’incontro tra tecnologia e tradizione può essere molto più semplice di quanto si immagini – prosegue Chiappa -. A Piacenza non servono progetti faraonici ma concreti passi in avanti. Basti immaginare, per esempio, come sarebbe importante un’unica guida on line per orientarsi e girare in città che permetta allo stesso tempo di accedere a una mappa interattiva con l’indicazione di tutte le attività di vicinato presenti. Penso a tutte quei negozi di famiglia che potremmo ormai definire storici, a quelle piccole botteghe artigianali e a quei commercianti che ancora resistono alla globalizzazione ma che spesso sono conosciuti solo dalla ristretta e affezionata clientela del loro quartiere”.
Un servizio in più per i cittadini ma non solo: “Immaginiamo il caso di una famiglia di turisti in piazza Cavalli che prima di rientrare in albergo volesse acquistare qualche prodotto tipico da portare a casa o comunque dedicarsi allo shopping. – prosegue Chiappa – Quanto sarebbe comodo per loro sapere quali e quante di queste piccole ma genuine attività, magari ancora senza nemmeno un sito web, possono trovare nel raggio di poche centinaia di metri? Questo è un esempio di ciò che si potrebbe fare ma perché tali soluzioni siano efficaci è necessario che l’impegno e le proposte delle associazioni di categoria come la nostra siano parte di un progetto più ampio che veda come capofila chi governa la città. Noi, ancora una volta, ribadiamo la nostra piena volontà a collaborare con l’amministrazione comunale per qualunque soluzione condivisa che porti a migliorare Piacenza”.
Un passo non più rinviabile soprattutto dopo lo “tsunami” del Coronavirus: tra il 2012 e il 2020 – secondo un’analisi della stessa Confcommercio – si è verificato un cambiamento del tessuto commerciale all’interno dei centri storici che la pandemia tenderà a enfatizzare.
Se per il commercio in sede fissa sembrano “reggere” in una qualche misura attività essenziali come gli alimentari e le tabaccherie, in altri settori si registra infatti un preoccupante esodo dai centri storici con negozi di beni tradizionali che si spostano nelle strutture commerciali o, comunque in periferia, con riduzioni della loro presenza nel “cuore” della città che vanno dal 17 per cento per l’abbigliamento al 25,3 per cento per libri e giocattoli fino al 27,1 per cento per mobili e ferramenta: “Un fenomeno che intendiamo rallentare e invertire con ogni strumento a nostra disposizione – assicura Chiappa – ma per il quale abbiamo bisogno dell’impegno di tutti”.
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