Dall’infermiere di famiglia alle unità di continuità assistenziale, come cambia la sanità col DM71

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stamattina hanno preso avvio alcuni incontri informativi concordati dall’Azienda Usl di Piacenza e la Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria per presentare i contenuti del cosiddetto DM 71.
Il documento, che detta gli standard per l’assistenza territoriale, è stato approvato il 21 aprile con delibera del Consiglio dei ministri.

Il focus di oggi ha riguardato il Distretto; successivamente sono in calendario altri appuntamenti per approfondire ruolo e caratteristiche delle Case della Comunità, della Centrale operativa territoriale, dell’infermiere di famiglia o di comunità e dell’Ospedale di Comunità.

L’introduzione al tema è stata curata da Giuliana Bensa, direttore generale dell’Azienda Usl di Piacenza. Il DM71 indica come bacino d’utenza ideale del Distretto una popolazione di circa 100mila abitanti, target che può essere perfezionato a seconda della densità della popolazione e caratteristiche orografiche del territorio.

La programmazione deve prevedere alcuni standard, tra cui una Casa della Comunità di riferimento (il cosiddetto hub) ogni 40.000-50.000 abitanti e altre strutture satelliti (spoke) nonché ambulatori di medici e pediatri di famiglia per favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali.

Tra le novità introdotte dalla delibera c’è la figura dell’infermiere di famiglia o di comunità, che andrà a inserirsi nei diversi contesti assistenziali (in gergo tecnico i setting) in cui l’assistenza territoriale si articola.
Altro aspetto innovativo del DM71 sono le Unità di continuità assistenziale composte da un medico e un infermiere: lo standard è di averne a disposizione una ogni 100.000 abitanti. L’assistenza territoriale dei prossimi anni potrà inoltre contare sulle Centrali operative territoriali (COT) e sugli Ospedali di Comunità.

“Il Distretto costituisce il centro di riferimento – evidenzia Massimo Zucchini, direttore sociosanitario dell’Azienda Usl di Piacenza – per l’accesso a tutti i servizi propri dell’Ausl. È inoltre deputato a concretizzare l’integrazione tra le diverse strutture sanitarie, in modo da assicurare una risposta coordinata e continua ai bisogni della popolazione, l’uniformità dei livelli di assistenza e la pluralità dell’offerta.

Il Distretto promuove inoltre una risposta assistenziale integrata, anche con i servizi sociali comunali, sotto il profilo delle risorse, degli strumenti e delle competenze professionali per determinare una efficace presa in carico della popolazione di riferimento”.

Al Distretto possono quindi essere ricondotte tre seguenti funzioni cardine:
– programmare i servizi da erogare in base ai bisogni dell’utenza (programmazione)
– garantire lo sviluppo e il coordinamento, anche in forma indiretta, delle prestazioni (committenza)
– assicurare l’accesso, l’equità e il monitoraggio della qualità dei servizi (garanzia)
Il Distretto è, in sostanza, l’ambito privilegiato di ascolto delle comunità, delle istituzioni, delle organizzazioni territoriali e l’articolazione organizzativo funzionale dell’Azienda sul territorio  assicurando coordinamento funzionale e organizzativo dei servizi sociosanitari e sanitari.

Per conoscere i bisogni di salute della popolazione di riferimento, è necessaria una puntuale stratificazione della popolazione e analisi del bisogno di salute.

Questa esigenza di conoscenza epidemiologica, demografica e sociale è indispensabile per accompagnare i processi in essere e che si svilupperanno ulteriormente nei prossimi mesi e anni. Potendo così declinare un principio citato dal DM71: “Per essere realmente efficaci i servizi sanitari devono essere in grado di tutelare la salute dell’intera popolazione e non solo di coloro che richiedono attivamente una prestazione sanitaria”.

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