Ci mancava solo di scoprire a pochi giorni dalla campagna elettorale che Piacenza è una città per giovani!
I giornali economici, questa è la volta del Sole 24 Ore, amano molto le classifiche, che però danno spesso in pasto a un pubblico di lettori esperti, con gli strumenti per interpretare i dati. Il problema è quando questi studi vengono riassunti in titoli a effetto che stravolgono la realtà alla gente comune, quella che non occupa il giorno a controllare l’andamento dei mercati finanziari sul quotidiano di via Solferino.
Ebbene, premesso che faremmo i salti di gioia se fosse vero, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti, mettere Piacenza al primo posto per la qualità di vita dei giovani 18-35 anni ha un che di presa in giro.
Prima di tutto i parametri utilizzati: zero considerazione per il tasso di occupazione lavorativa, che pure qualche importanza dovrebbe averla; niente di niente sul rapporto verde pubblico/giovani, sul numero di alloggi disponibili per gli universitari, quello di biblioteche e musei. Spazio invece alla concentrazione di bar e discoteche e agli acquisti on-line. Il paradosso si raggiunge infatti quando logistica e e-commerce, appunto, con tutto il carico dei problemi ambientali e sociali che producono, diventano magicamente un fattore positivo, in grado di determinare un “ambiente” e uno stile di vita positivo per i giovani, in una sorta di eterogenesi dei fini.
Gran cosa il divertimento e il carrello virtuale da riempire davanti al monitor del computer, ma ergerli a indicatori, disinteressandosi invece di cultura, educazione, lavoro, insomma…bene, ma non benissimo. Non foss’altro che poi scopri che Piacenza è al 42° posto per la qualità della vita degli anziani e addirittura al 75° per quella dei più piccoli. Altro che “città dei bambini”: nero su bianco la mancanza di spazi verdi, posti negli asilo nido, possibilità diffusa di praticare sport.
La domanda sorge spontanea: ma qualche giovane piacentino o studente universitario che vive la città lo avranno davvero intervistato quelli del Sole? Perché le richieste che abbiamo ascoltato in questi mesi di incontri dal punto di vista di attrattività generale, fermento artistico e culturale, alloggi a prezzi contenuti, trasporti pubblici e piste ciclabili per raggiungere scuole e università, orari prolungati per le biblioteche, parchi per jogging e attività sportive non a pagamento, centri di aggregazione per attività creative e musicali, ci raccontano una storia ben diversa dal posto d’onore che leggiamo dal titolo.
La sfida è sempre la solita. Guardare le amate carte nei comodi uffici ma non prenderle per oro colato e cercare dunque di capire la realtà vivendola tra la gente, ascoltando e dando un senso vero al concetto di partecipazione.
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