Il Collegio del Tribunale accoglie il reclamo presentato da Piacenza Parcheggi e dal Comune di Piacenza e annulla di fatto la prima sentenza del giudice Antonino Fazio contro l’abbattimento degli alberi di Piazza Cittadella. La sentenza è arrivata nel pomeriggio.
Il 24 settembre scorso, il giudice Antonino Fazio aveva sentenziato che gli alberi di piazza Cittadella non si devono toccare: “Astenersi da ogni condotta idonea a danneggiare le piante ad alto fusto, in particolare le radici, i tronchi e i rami delle stesse, adottando, nell’esecuzione delle opere edili, ogni conseguente doveroso accorgimento”, aveva disposto.
Una sentenza arrivata dopo l’esposto presentato tempo prima da Legambiente.
Da quel giorno, l’azienda Piacenza Parcheggi aveva quindici giorni per depositare un reclamo. La ditta, rappresentata dall’avvocato Nicola Grasso Peroni, ha presentato reclamo sostenendo che l’opera avrà effetti positivi anche dal punto di vista ambientale.
Ora il collegio di tre giudici è arrivato a una decisione definitiva. Gli alberi si possono abbattere.
Secondo il collegio giudicante: “Non è delineato in modo sufficientemente preciso su quali valori si possa attestare il paventato aumento di temperature in Piazza Cittadella, né su quali livelli potrebbe attestarsi il peggioramento dell’aria, dovuto al minor trattenimento di C02 causato dall’ abbattimento degli alberi“.
“La difesa di parte reclamante […] evidenzia come gli unici documenti tecnici prodotti in causa appaiono escludere, allo stato, un danno ambientale dovuto alla esecuzione del progetto approvato, mentre non vengono fornite evidenze o dati tecnici sufficientemente convincenti di segno contrario da parte dei resistenti“.
Registriamo con estrema amarezza l’Ordinanza emessa oggi dal tribunale di Piacenza con la quale ha accolto il reclamo presentato da Piacenza Parcheggi avverso alla Ordinanza ex art. 700 c.p.c. assunta in data 29/09/2024 dal giudice Fazio. La profonda amarezza non è esclusivamente legata all’esito della causa ma soprattutto alle motivazioni, almeno da una prima lettura, che hanno portato il collegio ad accogliere il reclamo.
Ci pare in primis, da una prima veloce lettura che approfondiremo, che con questa pronunzia la Magistratura, almeno una parte di essa, abbia perso una occasione importante per sostenere gli obbiettivi della difesa dell’ambiente e quindi dei cittadini, rendendo finalmente efficace la modifica dell’articolo 9 della Costituzione.
Ci appare evidente che l’interpretazione assunta dal Tribunale circa l’oggettività del danno derivante dal taglio delle piante sia identificata solo con la dimostrazione quantitativa puntuale e materiale dello stesso; in sostanza si richiederebbe di dimostrare di quanti gradi aumenterebbe la superficie della piazza senza gli alberi, di quanti effetti l’aumento della temperatura produrrebbe alla salute, ecc. al fine di giudicare “irrimediabile” leffetto dell’intervento. In tal modo eludendo di fatto i chiari orientamenti e le raccomandazioni scientifiche consolidate a livello nazionale e internazionale.
La considerazione che le ragioni dei ricorrenti potessero essere validate solo attraverso la dimostrazione “quantitativa” e scientifica dei gradi in più producibili con il taglio delle piante e dei danni osservabili sulla salute dei cittadini, al di la del contraddire totalmente l’impianto innovativo logico e giuridico dell’ordinanza del giudice Fazio, relega il principio di precauzione ad un puro esercizio teorico e sostanzialmente inefficace ai fini della tutela della salute dei cittadini.
Ci dispiace ma non possiamo concordare con tale interpretazione, che purtroppo rivela quanto ancora parte della cultura giuridica, oltre che quella politica, sul rispetto dell’ambiente sia rimasta insensibile e arretrata.
La precauzione così come la prevenzione, a nostro modesto parere, deve agire non solo dove il danno è certo, ma anche possibile e/o probabile ed intervenire evitando che tali danni e/o anche soli rischi possano manifestarsi.
Ci pare che così non stia accadendo a Piacenza in generale e in Piazza Cittadella in particolare. Ancora una volta la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, resta un corollario rispetto alla tutela degli interessi economici, se pur legittimi, dei privati.
Fa davvero soffrire immaginare l’abbattimento delle 15 piante monumentali ma ancor di più farà male l’impatto sanitario e psicologico sui cittadini di questa pronunzia e della scelta del Comune di costituirsi contro i propri stessi cittadini; anche quello non sarà misurabile ma certamente molto grave.
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