“Stiamo assistendo in questi giorni alla chiusura di alcuni centri di accoglienza migranti della nostra provincia. Tali chiusure, inevitabile conseguenza del decreto sicurezza, mettono ‘in mezzo a una strada’ migranti e anche i lavoratori; diversi giovani professionisti – l’età media è di 37 anni – esperti e con specializzazioni diverse che si ritrovano senza lavoro; e che già guardano all’estero come possibile meta di sbocco professionale”. Così parla Giovanni Baiardi, responsabile della Funzione Pubblica Cgil per il Terzo Settore. Baiardi parla delle conseguenze del Decreto Sicurezza che andranno ad impattare “al momento, e nella sola Provincia di Piacenza – spiega Baiardi – su circa 30 i lavoratori” che si trovano in questa condizione.
Diversi gestori, anche tra i più esperti e radicati nel sistema dell’accoglienza, a causa dei tagli imposti dal decreto sicurezza sono stati costretti a chiudere. “Il loro obiettivo era di realizzare progetti seri finalizzati all’integrazione, con attività dedicate alla cura della salute e alla formazione delle persone, con insegnamento della lingua italiana. Obiettivo che si è scontrato con il taglio delle risorse dedicate proprio a questo tipo di attività”.
Due, quindi, le conseguenze: migranti privati di una seria possibilità di integrazione e giovani senza lavoro.
“Il rimborso che oggi viene erogato dallo Stato agli Enti gestori, infatti – prosegue Baiardi – non è sufficiente né a garantire l’assistenza basilare agli ospiti (né tantomeno attività di orientamento, inserimento, integrazione), né lo stipendio agli operatori. Si sono sentite tante cose, addirittura c’è ancora chi crede che lo Stato dia soldi e “mantenga a far niente” i richiedenti asilo. Come rappresentante della Fp Cgil di Piacenza ritengo di ribadire la realtà delle cose, al di là degli slogan”.
“Ci sono persone, giovani, che hanno investito negli studi e poi hanno intrapreso la loro attività; dedicandosi ad essa con forte motivazione, professionalità e dignità, restituendo alla nostra collettività un grande valore. Come sindacati siamo spesso accusati di fare politica anziché occuparci di lavoro. Purtroppo questa situazione è la dimostrazione di come le scelte politiche ricadano sul lavoro”.
“Per questo chiediamo politiche diverse che mettano al centro la persona e i suoi bisogni, il lavoro stesso, e un sistema di welfare che tuteli i diritti delle persone e valorizzi chi nei servizi ci lavora. Invece queste politiche lasciano in mezzo a una strada decine di persone solo a Piacenza. Anche in questa fase critica, dunque, come purtroppo ci troviamo a fare in tante situazioni di crisi aziendali, porteremo avanti le ragioni del lavoro e difenderemo professionalità e diritti.
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