CAU a Bobbio, il Centro Assistenza Urgenze aprirà tra qualche mese, nonostante le garanzie da parte dell’Assessore Regionale alla Sanità Donini sul futuro del Punto di Primo intervento, la realtà sembra ben diversa, complice la mancanza di chiarezza su quelle che saranno le motivazioni della sua esistenza, se non la sostituzione in tutto e per tutto del PPI ma con campi di azione ristretti.
CAU Bobbio e Punto di Primo Intervento
“Per come sono presentati i CAU – racconta Lino Anelli del Comitato Terme e Val Trebbia e del Coordinamento provinciale salute e medicina territoriale – sono delle strutture che hanno il compito di farsi carico dei codici bianchi e verdi per decongestionare i Pronto Soccorso. La domanda che sorge spontanea riguarda il fatto che i codici bianchi e verdi sono già presi in carico almeno a Bobbio, dal Punto di Primo Intervento, che è organizzato sulle 24 ore. Il Cau quindi sarà un doppione o prenderà il posto del PPI? Se fosse invece integrazione, in che senso possiamo considerarla tale? E’ necessario che ci sia chiarezza altrimenti la presenza della nuova struttura sul territorio è inspiegabile”.
Audio Intervista con Lino Anelli
CAU Bobbio il personale che opera all’interno non ha le stesse mansioni
“Il PPI è una struttura organica all’interno dell’organizzazione ospedaliera -indica Lino Anelli – si tratta quindi di personale alle dipendenze dirette dell’Asl, i CAU invece sono strutture che per accordo tra Regione e sindacati dei medici, avrebbe all’interno i medici di medicina generale coordinati dalla guardie mediche esistenti sul territorio si tratta quindi di tipologie contrattuali completamente diverse. Resta il fatto che non è davvero chiaro che cosa siano e il ruolo dei CAU, come dimostrano alcune strutture già avviate a Bologna. Nella città felsinea i CAU hanno sostituito i PPI e ridotto la capacità di risposta rispetto al punto di primo intervento, fanno solo interventi di tipo ambulatoriale. Per questo è necessario si apra un confronto con la ASL”.
CAU un costo sovrapposto inutile
“Il vero fulcro del problema – ancora Anelli – è la sovrapposizione di costi che si affrontano per aprire un CAU dove esiste un PPI, il costo del personale è più alto e le risorse economiche potrebbero essere invece utilizzate per trovare una soluzione al reperimento di personale per la struttura già esistente se necessario. Quello che invece balza subito all’occhio che ci sia una reale intenzione di sostituire una struttura con l’altra non manifestata in modo chiaro”.
Da OsCO a Stabilimento Ospedaliero cosa accadrà?
“Dopo il cambio di denominazioe della struttura, in verità, che cosa accada è tutto da scoprire – commenta Anelli – dopo le manifestazioni che ci sono state a dicembre dello scorso anno, Asl e Regione hanno deliberato il passaggio dalla condizione normativa da OsCo a Stabilimento ospedaliero per la struttura di Bobbio, le rassicurazioni da parte dell’Azienda sanitaria e dall’Assessore Regionale Donini sono state, che sarebbe stata potenziata la capacità di risposta della stessa nell’interesse dei cittadini, ma fino ad oggi la situazione è completamente statica non è cambiato nulla. Oltre al caos tra CAU e PPI all’interno dello Stabilimento Ospedaliero di Bobbio i posti letto sono rimasti gli stessi, i posti sono solo per le lungo degenze e le cronicità l’organizzazione ospedaliera promessa è inesistente”.
Rischio di impoverimento assistenziale per il territorio
“Esiste un rischio reale di impoverimento dell’assistenza sul territorio – fa notare Anelli – sia sul fronte della medicina territoriale e da quello ospedaliero. Non solo le prospettive promesse non si vedono ma assistiamo ad una riduzione delle risorse a disposizione degli investimenti sulla sanità. Questo lascia presagire, anche forti di quello che sta accadendo con i CAU, che la Regione intenda coprire tutta una serie di buchi che ci sono con iniziative estemporanee”.
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