Sembra essersi esaurita anche con riferimento al ricorso alla Cassa Integrazione la fase di recupero dai minimi della pandemia. Se a consuntivo del 2022, infatti, la CIG risultava in provincia di Piacenza ancora in forte calo rispetto all’anno precedente, a consuntivo del 2023 le ore autorizzate hanno invertito invece la rotta, evidenziando una leggera crescita (+47mila circa) a confronto con il 2022 e raggiungendo quota 988mila.
L’aumento (+5%), nonostante risulti in controtendenza rispetto al trend più virtuoso sperimentato a livello nazionale (-12,7%), è però modesto e comunque molto meno elevato di quello medio della regione (+26,3%), dove si sono registrati incrementi sostenuti della CIG in particolare a Modena e a Reggio Emilia, oltre che nelle province della Romagna più in generale.
La ripartizione in base alla tipologia di Cassa evidenzia per Piacenza 843mila ore autorizzate (pari all’85% del totale) relative ad interventi ordinari (a sostegno delle crisi congiunturali) e 145mila ore relative ad interventi straordinari (a sostegno delle crisi strutturali e delle riconversioni aziendali), mentre risulta azzerata la cassa integrazione in deroga (erano state circa 20mila le ore un anno prima).
La CIG ordinaria registra una leggera diminuzione del 4% rispetto al 2022 (circa 34mila ore in meno), simile per intensità a quella nazionale (-3,5%); la Cassa straordinaria invece più che raddoppia (+226%), a fronte di un andamento lievemente crescente in Emilia-Romagna (+5%) e di una contrazione del 12% rilevata per l’Italia.
Osservando l’andamento mensile delle ore autorizzate, si può notare come gli incrementi più significativi del ricorso alla Cassa si siano verificati durante i primi sei mesi del 2023, da marzo in poi e con un picco a giugno (200mila ore, più del doppio rispetto ad un anno prima), mentre nella seconda parte dell’anno i livelli del 2022 sono stati superati solo ad agosto e novembre.
Nel complesso, le ore autorizzate di Cassa Integrazione sono state 562mila nel primo semestre (+21% la variazione tendenziale) e 426mila nel secondo semestre, in contrazione del 10%.
A livello settoriale, la maggior quota di CIG (quasi l’80%) è stata assorbita dal comparto manifatturiero, con 775mila ore e con un’incidenza elevata al suo interno da parte del settore metallurgico/lavorazione dei metalli (circa 270mila ore), e delle industrie per la lavorazione dei minerali non metalliferi (212mila ore).
La meccanica prosegue invece nel suo andamento discendente (da 228mila ore nel 2022 ad 83mila nel 2023), mentre l’alimentare si attesta più o meno sugli stessi livelli dello scorso anno (circa 40mila). Il comparto delle costruzioni ha pesato invece per più del 10% del totale delle ore autorizzate (oltre 110mila).
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