La Uil Fpl di Piacenza chiede una task force tra AUSL e CRA: “Il Sistema delle Case di Riposo è troppo vulnerabile“. Per La Uil Fpl urge una riforma del sistema socio –sanitario, aprire un tavolo allargato di confronto locale e Regionale.
La pandemia da Covid-19, iniziata nel 2020 e non ancora conclusa, ha avviato il sistema socio-sanitario verso un’epoca di profondo ripensamento. Le case di riposo per anziani (CRA) comprese quelle nel nostro territorio Piacentino, in particolare, si sono scontrate con un’emergenza sanitaria mondiale dove gli operatori sono stati costretti ad affrontare una situazione di emergenza, caratterizzata dall’ampia disparità tra risorse disponibili e la necessità di assistenza sanitaria. Il virus ha infatti evidenziato una superata organizzazione territoriale e residenziale, tuttora ancorata a processi assistenziali di base verso un target di utenza ormai scomparso nelle case protette.
La crisi innescata e questa situazione, hanno reso piuttosto evidente quanto sia vulnerabile la nostra rete di protezione per anziani non autosufficienti. Una debolezza destinata a moltiplicarsi se non si decide di intervenire subito, su di un’offerta di welfare di cui oggi si parla ancora poco, ma che molto presto si rivelerà determinante per gestire la transazione demografica in atto.
Per rendere sostenibile l’invecchiamento della nostra popolazione nel prossimo quarto di secolo bisognerebbe aumentare di oltre il 40% il numero di posti letto nelle CRA e, contemporaneamente, far crescere del 70% la presenza di badanti per il lavoro domestico di cura, oltre che intervenire sulla rete dei servizi territoriali inserendo a pieno titolo altresì la nuova figura dell’infermiere di famiglia o comunità.
Sono chiare perciò le difficoltà e la necessità di ripensare, in tempi brevi, ad una riorganizzazione complessiva dell’intero sistema, ma è altrettanto urgente affrontare anche alcuni nodi operativi che quotidianamente concorrono ad affaticare le CRA, e primi fra tutti gli standard di personale.
A livello regionale e locale si continua ad applicare, per il calcolo del personale uno strumento che riteniamo obsoleto ed inadeguato come il Case Mix, un modello nato diverse decine di anni fa che calcola la complessità assistenziale in modo oggi non più rispondente alle reali necessità dei mutati bisogni degli anziani ospiti. Ci sono diversi modelli alternativi, tuttavia la nostra Regione insiste su questa modalità, certamente meno gravante sull’economia del Fondo per la non autosufficienza (FNA), dovendo rimborsare meno personale rispetto a quello necessariamente utile, ed in aggiunta, come se non bastasse, l’azienda sanitaria paventa rimodulazioni, al ribasso, per rispondere ai contratti di servizio in essere con le CRA ed all’estrema difficoltà di reperire Infermieri, soprattutto nelle Strutture Protette.
Carenza di Infermieri, che sta diventando un problema molto serio per la tenuta del sistema sanitario e socio-sanitario, visto l’insufficiente ed immodificato numero chiuso nelle università, la migrazione all’estero di professionisti mal pagati e poco riconosciuti in Italia, e nelle CRA il problema è ancora maggiore a causa delle più svantaggiate condizioni rispetto i colleghi dell’Azienda Sanitaria.
Rispetto a tutto ciò però non troviamo una risposta politica, lasciando una situazione di non sicurezza in questi contesti. A livello locale annotiamo una risposta assolutamente insufficiente, non prevedendo la costituzione di una task force stabile che aiuti a tempo pieno le CRA dei tre diversi Distretti, ma semplicemente autorizzando i professionisti che si rendono disponibili ad andare saltuariamente e per pochissimi turni mensili nelle CRA, perché già oberati di lavoro presso la propria Azienda Sanitaria di appartenenza.
Prendiamo nota infine anche del continuo attingere infermieri (e non solo) delle CRA, presenti nelle graduatorie aziendali (AUSL), lasciando le Strutture in fortissima difficolta. Le Strutture necessitano di soluzioni serie, e definitive; come si può, prospettare una revisioni dei case mix, al ribasso, da parte dell’Azienda Sanitaria se non si trovano infermieri, per adeguare la situazione? Abbassare il parametro, ammesso che sia possibile, significherebbe ridurre conseguentemente, così prevede la normativa sull’accreditamento, anche tutti gli altri standard assistenziali: fisioterapisti, animatori, Oss, arrivando al paradosso di un loro esubero. Inoltre non siamo certi che una diversa classificazione dell’utenza porti ad una diminuzione dei carichi assistenziali, soprattutto a livello di somministrazione terapeutica e di assistenza di base. Una assurda ridondanza operativa: il mantenimento dei medesimi impegni di lavoro con una diminuzione delle risorse.
L’emergenza infermieristica di oggi sarà quella del personale Oss di domani. Anche rispetto quest’ultimi operatori l’offerta certamente inizia a scarseggiare. La motivazione la possiamo trovare pari in molte spiegazioni sopra descritte per gli infermieri.
La correzione degli standard del personale, insieme all’organizzazione da rivedere, richiamano con forza anche la necessità di rivedere il sistema di remunerazione socio-sanitario. Il contributo regionale forfettario sino ad ora previsto non risulta essere più adeguato rispetto al già citato aumento dei bisogni della persona anziana fragile. Se non ci sarà una rivisitazione anche di questo dato i gestori saranno sempre più in difficoltà nel garantire le prestazioni che sino ad oggi hanno prodotto. Se non accadesse, in futuro si prospetterà, oltre ad una sovraesposizione del personale, anche una maggior distanza tra realtà ed attenzione alla qualità del servizio ed ai valori della persona che il sistema di welfare emiliano romagnolo ha sempre voluto perseguire.
Le nostre considerazioni qui descritte, lungi dall’ambizione di rappresentare una soluzione né tantomeno essere esaustive, desiderano offrire un contributo volto al miglioramento del nostro sistema, evidenziando le criticità che a nostro avviso sono manifeste. È del resto evidente che con l’aumento dell’aspettativa di vita e il progressivo invecchiamento della popolazione, si rende urgente la necessità di lavorare ad una profonda riforma dell’attuale modello di assistenza che prenda le mosse da un confronto capace di chiamare a raccolta tutti gli attori del settore per programmare il futuro e la Uil è pronta a fare la propria parte.
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