Attualità

Soppalco nella ex chiesa del Carmine: “Agghiacciante”. Esposto di Sgarbi

«Grazie a Italia Nostra abbiamo evitato ai piacentini un bello spavento in occasione della presentazione del restauro dell’ex chiesa del Carmine».

Il presidente dell’associazione non ha fatto sconti alla scelta di “soppalcare” il monumento del ‘300. Lo ha fatto nel suo intervento introduttivo all’incontro pubblico organizzato da Italia Nostra a Palazzo Galli. Incontro per illustrare la documentazione fotografica dell’edificio prima e dopo l’intervento di ristrutturazione.

Carlo Emanuele Manfredi ha raccontato la casualità della scoperta, avvenuta il 9 gennaio scorso durante un sopralluogo per il parcheggio sotterraneo di piazza Cittadella.

«Vedendo il portone del Carmine di piazza Casali aperto, mossi dalla curiosità abbiamo messo dentro la testa; alla vista del soppalco si sono levate urla di sdegno. Una struttura in cemento, fissa e non removibile, con travature in ferro, scale e ascensore; è agghiacciante e non c’entra un fico secco con il resto del monumento».

Da qui la richiesta al Comune di aprire la chiesa, almeno per una giornata, ai piacentini. Richiesta negata e – dopo insistenze – trasformata nella concessione di un’ora di tempo a tre rappresentanti di Italia Nostra Piacenza. E’ in quella occasione che i membri dell’associazione hanno scattato le fotografie che hanno alimentato le polemiche. Immagini illustrate a Palazzo Galli affiancate ad immagini del passato; allo scopo di fare vedere il “com’era” e il “com’è” della chiesa trecentesca (illustrazione affidata all’esauriente relazione dell’ing. Rizzi).

Il presidente Manfredi ha lamentato lo scarico di responsabilità; «Nessuno ci dice a che cosa serve il soppalco e non si sa chi lo abbia progettato: un fantasma?». Ha poi definito «opportuno» l’intervento di Sgarbi che nei giorni scorsi ha depositato un esposto alla Procura di Piacenza; condividendo le perplessità di Italia Nostra e giudicando l’intervento «sbagliato, inaccettabile e umiliante per l’edificio».

Il ricorso alla Magistratura, secondo Sgarbi, è l’unica strada rimasta da percorrere; il direttore generale delle Belle Arti, Gino Famiglietti, ha infatti dichiarato scaduti i termini per un’azione di autotutela.

“Si chieda un accesso agli atti”

Su questo punto è intervenuto Corrado Sforza Fogliani; «Sarebbe buona cosa che Italia Nostra chiedesse un accesso agli atti sia al Comune sia alla Soprintendenza; per stabilire se il progetto è stato autorizzato con una o due licenze. Propendo più per la seconda ipotesi; quello che io mi rifiuto di chiamare soppalco (perché così facendo si attenua la gravità dell’intervento) e che definisco “viadotto”, potrebbe essere stato progettato in un secondo tempo. Anche per esso saranno scaduti i termini dell’autotutela?».

La segretaria di Italia Nostra Anna Lalatta ha lanciato un appello: «Visto che in quanto cittadini siamo proprietari di edifici come il Carmine e perciò committenti dei lavori, mi piacerebbe ci fosse più informazione e più dibattito sui progetti di recupero di beni di grande valore, perché la nostra città è la nostra casa. Pensiamo a scelte meno banali: non c’è solo la produttività commerciale ma anche quella culturale».

Domenico Ferrari Cesena ha ricordato che altre chiese sconsacrate (Santa Margherita, Sant’Ilario, San Lorenzo) erano state dotate di soppalchi tolti nel momento del restauro: «Qui è avvenuto il contrario».

Giuseppe Valentini, cultore d’arte, ha definito il soppalco «un semicavalcavia stradale», che diverrà probabilmente «una galleria per lo shopping».

Carlo Ponzini ha portato il suo contributo al dibattito avvalorando la tesi sostenuta da Corrado Sforza Fogliani: «La realizzazione del “cavalcavia” non è un intervento di restauro o risanamento conservativo, ma una ristrutturazione edilizia e come tale necessita di permesso di costruire, perché va ad aumentare la superficie utile».

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