Camere di commercio e accorpamento con Parma e Reggio, Cgil: “Tutto fermo e Piacenza soffre, la politica trovi una soluzione all’immobilismo”

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“Per le Camere di Commercio di Piacenza, Parma e Reggio Emilia on è possibile alcun investimento strategico, alcuna programmazione degna di questo nome e prospettiva paradossale è quella della morte delle camere di commercio per inedia. Da questo scenario hanno da perdere certamente i lavoratori ma anche i soggetti a cui l’ente camerale si rivolge con difficoltà quotidiane nel far fronte all’erogazione di servizi pubblici fondamentali per le imprese ed i territori – che non possono ricevere la migliore promozione possibile delle loro economie, anche a causa di questo incomprensibile stallo. La CGIL di Piacenza, di Parma e di Reggio Emilia non intendono posizionarsi a favore di questo o di quel fronte, ma richiamano la politica alla responsabilità di decidere e procedere, tutto questo mentre in atto a Piacenza e a Parma c’è una vigorosa campagna elettorale per l’elezione del Sindaco. Auspichiamo che, anche da questa presa di posizione, si trovi una svolta ed una soluzione all’immobilismo”. Così Cgil di Piacenza, Parma e Reggio Emilia con le categorie della Funzione pubblica interviene sul tribolato percorso di riforma e accorpamento delle Camere di Commercio, innescato dalla cosiddetta Legge Madia (124/2015) e dal Decreto 219 del 2016 che “non ha tutt’ora raggiunto alcun approdo per diversi enti camerali, tra cui anche le Camere di Commercio di Piacenza, Parma e Reggio Emilia” si legge nella nota. 

Nel caso di Piacenza, la più piccola delle tre Camere e che più soffre la paralisi degli organici, è stato lo stesso Commissario straordinario, subentrato alla scadenza degli organi statutari che non sono stati ovviamente rinnovati, a lanciare un grido di allarme nei confronti di categorie economiche e parti sociali rispetto ad una situazione operativamente non più sostenibile.

“A quasi sei anni di distanza, in un contesto che a livello nazionale ha visto un fitto e discordante susseguirsi di ricorsi, pronunce e pareri rispetto alla correttezza e all’opportunità delle fusioni, sembra chiaro che la strada sia tracciata e che da parte del Governo vi sia determinazione a non modificare la normativa e da parte della Regione ad applicarla per quanto di competenza. Non è un segreto che sul fronte delle prerogative territoriali di rappresentatività e di definizione delle strutture e degli organigrammi si sia consumato e continui un confronto di poteri e interessi che non ha trovato – ad oggi – ancora una sintesi” scrive la confederazione. Un processo che non ha mancato di evidenziare “fragilità in ordine alla condivisione da parte dei territori e che lo stesso sindacato ha più volte rimarcato”.

La CGIL, sia sul fronte della Confederazione che della Categoria Funzione Pubblica “non entra nel merito del confronto tra posizioni e delle conflittualità tra diversi interessi in campo, pur tuttavia non può esimersi da rimarcare – nel silenzio assordante della politica – le gravi carenze che si stanno determinando sul fronte del lavoro e dei territori di Piacenza, Parma e Reggio Emilia”.

In particolare, la categoria Funzione Pubblica denuncia “l’inadeguatezza degli organici, nei quali da anni ogni assunzione è bloccata dalla normativa fino al compimento degli accorpamenti che indebolisce e in alcuni casi mette a rischio la stessa erogazione dei servizi. L’età media dei dipendenti è elevatissima in tutte e tre le camere di commercio, i pensionamenti non trovano sostituzione e, almeno nel caso della Camera di Commercio di Piacenza, alcuni uffici fondamentali rischiano di rimanere scoperti in quanto presidiati da una sola figura”. 

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