Un aiuto concreto reso possibile dalla decisione della Giunta regionale di rifinanziare, aumentandolo rispetto al passato, il Fondo sociale per l’affitto, con oltre 36 milioni di euro in tre anni. Di questi, quasi 13 milioni sono disponibili già per il 2019.Negli ultimi quattro anni, il finanziamento del Fondo era stato possibile solo nel 2017, con 3,7 milioni, limitato però ad alcuni Comuni.
Risorse ingenti per una misura a sostegno dei nuclei in difficoltà economica e che la Regione intende rendere strutturale, da qui lo stanziamento pluriennale.
Grazie al Fondo affitti, i Comuni potranno concedere alle famiglie che stentano a pagare il canone di locazione della casa in cui abitano, un contributo che potrà variare da 2 a 6 mensilità, per un tetto massimo di 3mila euro. Requisiti necessari per ottenere il contributo, risiedere in Emilia-Romagna e dichiarare un reddito Isee compreso tra 3mila e 17mila euro.
“Dopo il piano per abbattere le rette dei nidi, completiamo un’altra misura di welfare ed equità sociale sulla quale ci eravamo impegnati ad agire- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. Vogliamo costruire le condizioni nelle quali chi si trovi in difficoltà economica, anche nel ceto medio, non debba rinunciare al presente né alla libertà di programmare il proprio futuro, e lo facciamo stanziando risorse straordinarie. E anche in questo caso agiamo insieme ai Comuni, i primi a intercettare nei territori le situazioni di disagio o difficoltà. Il nostro obiettivo è la piena inclusione sociale, perché nessuno debba sentirsi escluso a causa della propria condizione economica. E’ importante, anche per il futuro, non far mai mancare il massimo sostegno a chi attraversa un periodo di difficoltà, spesso neppure imputabile alla propria volontà”.
“Importante sottolineare la collaborazione con i Comuni, gli Enti e i Tavoli Casa provinciali- precisa il sottosegretario alla Presidenza, Giammaria Manghi-. I Comuni, peraltro, potranno raggiungere con risorse proprie quelle famiglie che si trovano in particolari situazioni di disagio.”
36mila nuclei familiari possibili beneficiari
Attivato dalla legge nazionale 431/1998, il Fondo affitti ha conosciuto negli anni alterne vicende. Nel 2015 è stato modificato riguardo alla ripartizione delle risorse: per distretti socio-sanitari e non più per Comuni. Per il 2019, lo Stato ha consentito di utilizzare per il sostegno all’affitto le risorse ancora disponibili della legge per la morosità incolpevole, poco utilizzata a causa della ristrettezza dei vincoli imposti ai bandi comunali.
Quest’anno la dotazione del Fondo affitti risulta aumentata del 20% rispetto al 2015. L’importo del contributo da assegnare ai cittadini è a discrezione dei singoli Comuni, ma è ipotizzabile un ampliamento della platea dei beneficiari che, secondo le stime, si avvicinerà ai 36mila nuclei familiari. Infatti, 4 anni fa con gli 11 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione avevano ricevuto i contributi circa 10mila persone.
Con l’obiettivo di aumentare l’efficacia del provvedimento, ora sono stati individuati nuovi criteri e regole per la gestione del Fondo. Come nel 2015, il riparto delle risorse avviene per distretto socio-sanitario, maper il 50% sulla base del numero delle famiglie residenti, per il 25% rispetto alle risorse concesse ai singoli Distretti nel 2015 e per il restante 25% in base al numero di richieste soddisfatte sempre nel 2015. Ai Comuni spetta invece il compito di indire i bandi rivolti alle famiglie per la richiesta del contributo.
Un’altra novità del Fondo affitti è la raccolta, richiesta ai Comuni, di alcune informazioni sui nuclei familiari in affitto (non nel patrimonio ERP), che dichiarano un reddito Isee fino a 41mila euro: una richiesta di collaborazione – facoltativa – utile a definire la fotografia del disagio abitativo presente in regione e per programmare l’utilizzo delle prossime risorse. Per questo, contemporaneamente ai Bandi per l’assegnazione delle risorse 2019, sarà possibile per i nuclei famigliari, compilare un modulo per la raccolta delle informazioni richieste (dal genere di occupazione al tipo di contratto di locazione).
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