Bombino, la stella internazionale del desert blues a Fiorenzuola il 14 luglio

Bombino

Dopo la prestigiosa nomina ai Grammy Award come Miglior Artista Africano e la vittoria del Libera Award (la più celebre premiazione dedicata alla musica indipendente, organizzata dall’American Association of Independent Music – A2IM) per il “Miglior Album World” con il suo quarto disco Deran, torna in Italia Bombino, la stella internazionale del desert blues.

L’artista sarà il 14 luglio al Dal Missisipi al Po Festival a Fiorenzuola d’Arda (PC). Una possibilità per apprezzare dal vivo il chitarrista nigerino di etnia tuareg diventato il simbolo di un popolo e di un genere musicale, nonché uno dei migliori chitarristi blues viventi.

In Deran,  forse il suo lavoro più diretto e coinvolgente, il “Jimi Hendrix del deserto” si dimostra vicino come mai alla sua terra: scritto e cantato interamente nella sua lingua madre, il Tamasheq, è anche il suo primo album registrato su suolo africano, a Casablanca.

Con la consueta maestria e maestosità alla chitarra, Bombino crea un universo complesso ma semplice all’ascolto, che mescola folk, rock, blues, funk e naturalmente il sottogenere “Tuareggae”, di cui è pioniere e precursore: un blues/rock tuareg solare, sporcato di reggae e bounce.

Senza mai recidere i legami con la propria terra e la propria gente, Bombino oggi è un artista acclamato in tutto il mondo, che vanta collaborazioni con artisti del calibro di Stevie Wonder, Keith Richards, Robert Plant, Dave Longstreth, Dan Auerbach e molti altri, e che è stato ospite dei più importanti festival internazionali, dal Bonnaroo, al Citadels, dal Coachella al Newport Folk Festival.

BIOGRAFIA BOMBINO

Nato e cresciuto in Niger, nella città di Agadez, Bombino (al secolo Oumara Moctar) fa parte della tribù tuareg, una popolazione nomade che discende dai Berberi del Nordafrica. Il popolo Tuareg ha combattuto spesso per la difesa dei suoi diritti contro il governo del Niger, costringendo più volte Bombino e la sua famiglia a fuggire. Durante uno di questi esili, alcuni parenti in visita dalle prime linee della ribellione lasciarono una chitarra e Bombino iniziò a capire come suonarla. In seguito studia con il chitarrista tuareg Haja Bebe che gli chiede di unirsi alla sua band: è in questo contesto che si guadagna il soprannome di Bombino – una lieve storpiatura della parola italiana “bambino”. Negli anni dell’adolescenza trascorsi tra Algeria e Libia, gli amici di Bombino gli fanno scoprire – tra gli altri – alcuni video di Jimi Hendrix e Mark Knopfler. Bombino inizia poi a lavorare regolarmente come musicista e come pastore nel deserto vicino a Tripoli, trascorrendo molte ore da solo curando gli animali ed esercitandosi alla chitarra. Alla fine, ritorna in Niger dove continua a suonare con alcune band locali. Mentre cresce la sua leggenda, la troupe di un documentario spagnolo lo aiuta a registrare il suo primo album, “Guitars from Agadez Vol. 2”, che nel suo paese diventa anche un successo radiofonico. Nel 2009 Bombino incontra il filmmaker Ron Wyman, che aveva ascoltato una cassetta dell’artista mentre viaggiava nell’area di Agadez. Wyman rimane incantato dalla musica di Bombino e trascorse un anno a cercarlo, trovandolo alla fine a Ouagadougou, nel Burkina Faso, dove si era rifugiato dopo che due membri della band erano stati uccisi in una rivolta. Wyman inserisce Bombino in un documentario che sta preparando sui Tuareg e produce “Agadez”, il suo album solista del 2011 che esordì al primo posto della World iTunes chart. Il 2013 è l’anno di “Nomad”, il suo secondo album, prodotto da Dan Ayerbach dei Black Keys. E’ il disco che dona a Bombino la fama internazionale, grazie anche al lungo tour mondiale che ottiene uno straordinario successo. Solo in Italia oltre 70 date, fino ad arrivare al grande bagno di folla della Notte della Taranta. Rolling Stone lo inserisce fra i migliori 50 album di quell’anno. Il 1° aprile 2016 esce “Azel”, terzo album in studio e altro grande successo dell’artista, e infine il 18 maggio 2018 il quarto, “Deran”.

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