La Banca d’Italia-Sede di Bologna, ha presentato la sua annuale Nota sulla economia dell’Emilia-Romagna nel 2021, redatta con la collaborazione delle Filiali di Forlì e Piacenza, con la finalità di porre a disposizione degli interessati studi e documentazione sugli aspetti territoriali dell’economia italiana. Dopo l’indirizzo di saluto del Direttore di Sede Pietro Raffa, la presentazione del Rapporto all’Assemblea (nell’ambito della quale erano presenti, per Piacenza, il Presidente esecutivo della Banca locale Corrado Sforza Fogliani e il Direttore generale della stessa Angelo Antoniazzi) è avvenuta ad opera di Litterio Mirenda, economista della Divisione Analisi e ricerca economica territoriale della citata Sede, nonché di Marco Gallo, titolare della stessa Divisione. Alla presentazione in parola, sono intervenuti quali discussant anche il Vicepresidente Confidustria Emilia Area Centro Gian Luigi Zaina nonché Roberto Torrini del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia.
Risulta che nel 2021 l’attività economica in Emilia-Romagna ha registrato un netto recupero, dopo il sensibile calo dell’anno precedente causato dallo scoppio della pandemia Covid-19. L‘indebitamento delle famiglie è cresciuto e così pure “la spesa pubblica degli enti locali ha continuato a crescere sia nella componente corrente sia in quella in conto capitale”. All’inizio dell’anno considerato l’attività economica è stata condizionata dalla ripresa dei contagi e dal permanere – reca il Rapporto – delle difficoltà legate ai costi elevati dell’energia e all’approvvigionamento dei beni intermedi. Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha indotto un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime, soprattutto di quelle esportate dai due Paesi coinvolti. Sulle prospettive per i prossimi mesi, gravano significativi rischi al ribasso legati al permanere delle tensioni geopolitiche, oltre che agli sviluppi della pandemia. Gli shock dal lato dell’offerta – continua ancora il Rapporto – limitano la disponibilità di risorse di famiglie e imprese, frenando consumi, investimenti e scambi con l’estero. Per quanto si riferisce ai prestiti alle imprese, nel corso del 2021 la crescita degli stessi si è progressivamente attenuata fino ad arrestarsi: alla fine dello scorso dicembre la variazione annua era pari allo 0,3%. Dal canto suo, il costo dell’indebitamento bancario “è rimasto contenuto, riflettendo il perdurare dell’orientamento accomodante della politica monetaria”. L’occupazione nella nostra regione, invece, è cresciuta moderatamente (0,6%) in linea con gli orientamenti osservati nel nord-est e in Italia ed i depositi delle famiglie hanno rallentato in misura contenuta (dal 6,1% al 5,0%).
Nell’ambito della finanza decentrata è preoccupante la crescita della spesa primaria totale, che è aumentata del 5,0% rispetto all’anno precedente. La Banca d’Italia ha anche considerato che la spesa corrente primaria incide per circa il 92% sul totale degli esborsi degli enti territoriali regionali e che la stessa è cresciuta del 4,8%. L’incremento, che ha interessato soprattutto la Regione e i Comuni, è riconducibile per oltre la metà alle spese – ha osservato Banca d’Italia – per l’acquisto di beni e servizi. La spesa in conto capitale è aumentata ancora di più e si è assestata su un aumento del 6,4%, riflettendo soprattutto la crescita di quella dei Comuni.
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