Sforza Fogliani (Liberali): “Il centrodestra non è quello che così si chiama, ma quello che da centrodestra si comporta”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Corrado Sforza Fogliani.

Il violento attacco che la sindachessa ha sferrato alla mia persona, è ingeneroso (tutti i piacentini lo sanno) prima ancora che infondato. Ho deciso di non “parlarle”, è vero. Ma il metodo di scambiarsi, invece, scritti, lo ha imposto lei.

Lo “strappo” coi Liberali non è di ieri e neanche di ieri l’altro, come scrive il foglio locale. Risale ad anni fa, quando le presentammo un documento con diverse proposte solo – siccome del tutto facili – da attuare e senza che le stesse comportassero per il Comune un euro solo di spesa. Le proposte erano condivise (con firme) da tutti gli altri rappresentanti di tutte le forze che sostenevano allora il suo centrodestra, on. Foti compreso. Fu là che i Liberali (che non hanno mai avuto alcun altro interesse se non quello di attuare un programma amministrativo coerente coi loro ideali di difesa dello stato di diritto e della libera e privata iniziativa), fu in quell’occasione  – dicevo – che i Liberali compresero che occorreva procedere sempre con atto scritto. Nell’immediatezza della presentazione del documento in parola (pur firmato, come detto, da tutti i rappresentanti politici sostenitori del “centrodestra” Barbieri) la sindachessa aveva infatti mostrato assenso (verbale e comportamentale) e, successivamente, non attuando peraltro anche uno solo dei punti unanimemente proposti e verbalmente accettati (e tantomeno non contrastati).

Quello che capitò dopo, è stato totalmente coerente, sul piano personale (e della sua cerchia). In tutto il suo periodo amministrativo, la sindachessa non ha fatto un’opera (un’opera sola) che la caratterizzasse rispetto ad una Giunta di sinistra.  Quando glielo abbiamo più e più volte fatto notare, la sindachessa ci ha sempre risposto a suo modo, nel modo in cui ha condotto la propria campagna elettorale: da specialista di parole e, quindi, con frasi apodittiche, autoelogiative, mai esemplificando neppure una volta, a cominciare dal suo primo videomessaggio.

A seguire, i partiti del centrodestra (che noi cominciammo a definire “finto centrodestra”) iniziarono ad attaccare l’Associazione Liberali Piacentini (più che i Consiglieri liberali, visto il comportamento di uno di loro), ispirati evidentemente da un ben chiaro complesso di coscienza. Poi, inaspettatamente, e senza alcuna formale condivisione (che sempre, quando la demmo, demmo per iscritto) calarono – unilateralmente ma pubblicamente, così avendo loro deciso – la candidatura Barbieri per le elezioni comunali, convinti allora che il favore sul piano politico di cui essi allora godevano, facesse aggio sul giudizio amministrativo, in tutto – e per universale giudizio – deludente. I Liberali – nei cui confronti la candidatura Barbieri si poneva come atto di sfida – non contrastarono la candidatura stessa, la accettarono invece ispirandosi al comune interesse di non dividersi, ma – al protrarsi dell’assenza di ogni programma, tanto più che caratterizzasse una coalizione che si diceva di centrodestra – concordarono un interpello in forma scritta di come il “centrodestra” si atteggiasse a fronte di alcune iniziative, opere ed elementi comportamentali, ritenuti dai Liberali caratterizzanti. Il “centrodestra” delegò l’on. Foti a rispondere e le sue risposte (per l’interferenza, si dice e si suppone, della sindachessa) furono deludenti e così le ritenne, e dichiarò, all’unanimità un’assemblea di un centinaio di iscritti all’Associazione Liberali. Rinnovammo richieste, interpelli, rappresentazioni e problemi sempre ricevendo piene assicurazioni verbali non accompagnate da fatti conseguenti.

Fu ciò, e cioè questo comportamento della sindachessa e delle altre forze politiche di “centrodestra”, che mise l’Associazione Liberali (quella che oggi la sindachessa vorrebbe bypassare con la sua personalità, al fine di assicurarsi l’adesione diretta dei liberali, manifestatisi in così ampio modo in sede elettorale da vedere oggi la protervia partitica di una volta trasformata in richiesta di soccorso) nella condizione di dover presentare una propria autonoma candidatura ed una propria autonoma lista che, appoggiata dall’entusiasmo di decine e decine di giovani, ha riscosso (anche inaspettatamente) il favore di più dell’8% dei consensi di un elettorato che crede nei valori liberali ed anche in chi, non da oggi, a Piacenza li rappresenta.

Il violento attacco della sindachessa (non a caso, ed anzi significativamente, diramato – si ritiene – prima al foglio e solo a tardissima ora ai giornali online) mi addolora e lo attribuisco per il vero non a sua responsabilità, ma a responsabilità (fin dall’inizio, col rifiuto dell’apparentamento con noi) di chi oggi l’attornia, esponenti di vario genere ed origine, chiedendomi io perché mai la sindachessa, conoscendo le posizioni liberali da tempo, si infastidisca di mettere per iscritto il suo pensiero sulle stesse (e ciò al fine di un esame da parte dell’Associazione sulla sussistenza delle condizioni minime preliminari ad un incontro), quasi come se dovesse vergognarsene, magari proprio anche dal lato dei previsti condizionamenti da parte di collaboratori, e collaboratori non proprio di pensiero liberale… Scuso la sindachessa, proprio anche dal lato degli ipotizzati condizionamenti, mentre invece più difficilmente posso scusarla di aver fatto saltare un già avviato incontro con l’affermazione (offensiva, ed alla quale il foglio, così generoso da qualche tempo con lei, diede particolare risalto) che non avrebbe accettato “imposizioni” da parte mia (come se anche un bambino non sapesse che in un confronto a due si delibera solo all’unanimità e che quindi non si può “imporre” alcunché). Ugualmente non posso accettare che la richiesta di inviarmi quanto chiesto via WhatsApp, avanzata per favorire il più possibile e in poco tempo l’auspicato incontro, sia stata di fatto riportata dalla sindachessa nella sua nota come se avesse voluto essere un dileggio.
Dal canto mio, presterò osservanza a quanto deciderà l’Assemblea dei Liberali già convocata, quale che sia la decisione, sempre più convinto che il centrodestra (come il centrosinistra) non è quello che così si chiama ma quello che da centrodestra (a cominciare dal metodo liberale del leale confronto) si comporta, nei fatti.

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