Si celebra oggi, 8 marzo, la Festa della Donna. E la storia di Avis è intrinsecamente femminile. Avis è nata nel 1927 per tutelare la salute delle donne che incorrevano in complicanze emorragiche post partum. Avis, inoltre, è nata da un atto di ribellione di un medico, il dottor Vittorio Formentano, verso un sistema che escludeva le donne e le famiglie povere dalla possibilità di accedere alle trasfusioni.
Nel tempo, poi, le donne hanno conquistato sempre più spazio all’interno dell’associazione. Da donatrici sono diventate volontarie, da volontarie sono diventate dirigenti, ricoprendo incarichi di gestione, organizzazione e comunicazione. Quale modo migliore per celebrare questa giornata, se non conoscere la storia, e le storie, delle protagoniste di Avis?
Originaria di Castell’Arquato, Giorgia è neolaureata in Scienze Gastronomiche all’Università di Parma. Iscritta in Avis dal 2009, oggi è consigliera della sezione di Castell’Arquato e intende ricandidarsi per un ulteriore mandato.
“Avis è nata storicamente per contrastare le morti causate dalle complicanze post-parto. Le donne di Avis ne sono consapevoli e questo incide molto nel loro impegno associativo. Nella mia Sezione ci sono donne con incarichi di gestione che prendono decisioni importanti. Sono contraria all’idea delle “Quote rosa”: se uno è capace e meritevole non importa che sia uomo o donna. Tuttavia le donne in Avis rappresentano la parte più emotiva e creativa. Riescono con delicatezza a interloquire con tutti e ad avvicinare i cittadini alla donazione veicolando con empatia i valori di solidarietà e generosità alla base dell’Associazione”.
Amal, in arabo, significa “speranza”. Già dal nome si potrebbe delineare il carattere di questa volontaria. Di origini marocchine ma piacentina d’adozione, Amal è arrivata in Italia nel 1993 e risiede a Cadeo. Molto inserita e attiva in ambito sociale, collabora con l’Auser locale e l’Associazione “Semi di Lino”, una realtà che opera per contrastare il disagio sociale e economico attraverso corsi di sartoria. Amal è anche volontaria presso l’Ospedale di Piacenza all’interno di Avo (Associazione Volontari Ospedalieri). Donatrice e iscritta all’Avis Cadeo dal 2017, si occupa di sensibilizzare le donne migranti alla cultura del dono.
“Se salvi una persona è come se salvassi l’umanità intera, l’Islam incoraggia la donazione, l’altruismo e l’amore per la comunità. In Avis mi sono subito sentita a mio agio, sono stata accolta con calore, ho conosciuto persone speciali e mi sono messa in gioco. Prima del confinamento, ho partecipato a tutte le principali iniziative pubbliche dell’Associazione, alle sagre e alle feste di paese. Avis per me significa anche integrazione e partecipazione civica. E’ un’ Associazione democratica, inclusiva e multiculturale e le donne straniere possono dare tanto per restituire all’Italia ciò che è stato loro offerto”.
Tra le più giovani rappresentanti di Avis, Rebecca, piacentina, ha solo 18 anni, studentessa del liceo scientifico Respighi. Figlia di donatori, è cresciuta in un ambiente in cui la cultura del dono e i suoi valori si tramandano di generazione in generazione. Rebecca ha trasmesso il valore di questo gesto a tre compagni di classe convincendoli a compiere il primo passo verso la donazione. Insieme, lo scorso 20 di febbraio, si sono sottoposti all’esame di idoneità al Centro Trasfusionale dell’ospedale di Piacenza. E’ lei la forza trainante di questa piccola comitiva di candidati alla donazione. Un gruppo di giovanissimi che incarnano la continuità generazionale del dono.
“Ho avuto esempi positivi e ho sempre creduto che fosse importante donare. Sin da piccola accompagnavo mio padre quando si recava a dare il sangue e volevo farlo anch’io. Mi sono promessa che, una volta compiuti i 18 anni, avrei intrapreso lo stesso percorso”.
Originaria di Lugagnano, insegnante di musica, donatrice dal 2019 e iscritta in Avis Fiorenzuola. Presta volontariato in parrocchia e presso la Pubblica Assistenza Val d’Arda. La sua storia riflette la tenacia di una donna che non si è mai arresa e che trasmette ai suoi studenti la voglia di sognare, di crescere aiutando il prossimo in tutte le forme.
“Avevo provato a donare 22 anni fa ma sono risultata non idonea. Solo 2 anni fa ho ripreso a donare (il plasma) e per me è stata una gioia profonda. Spero che chi riceva il mio plasma, idealmente, senta tutto il mio entusiasmo. Le donne hanno una sensibilità particolare nel raccontare, nel comunicare. Hanno un’empatia particolare nei confronti di chi soffre”.
Elisa, originaria di Gossolengo, è grafica pubblicitaria. Donatrice e iscritta all’Avis dal 2001, oggi è presidente della sezione comunale di Gossolengo e si ricandida per un nuovo mandato. Oltre all’Avis è volontaria Aido e Admo. E’ figlia di donatori e, a giudicare dal suo curriculum, non poteva essere diversamente.
“Mi sono avvicinata all’Avis da giovanissima, grazie alla testimonianza della mia ex professoressa di chimica che aveva perso la figlia malata di leucemia. Una vicenda che mi colpì profondamente e che mi fece capire l’importanza della donazione di sangue a favore delle persone con patologie gravi. Le donne in Avis sono oggi in prima linea. Hanno responsabilità dirigenziali. La loro presenza e il loro peso è aumentato nel corso degli anni. In Avis entrano da ragazze e diventano donne. E’ un ambiente che favorisce la crescita individuale e l’impegno civico a favore della comunità.
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