“Code e code, sempre più lunghe e affollate, nella sanità pubblica. Basti considerare, sottolineano, la lista d’attesa per chirurgia a Piacenza, giunta ora ad affrontare solo l’80 per cento delle richieste registrate nel 2022, mentre ritardano in coda le prenotazioni effettuate nel 2023 e nel 2024. Attualmente molti interventi minori vengono dirottati a Piacenza in cliniche private”.
Lo segnalano le categorie Pensionati dei sindacati Cgil, Cisl e Uil che chiedono risposte immediate all’Ausl.
Alcuni visite ambulatoriali vengono spostate alla Clinica Piacenza/San Antonino, al Centro Rocca o Inacqua, ma anche in questo caso le date possono essere molto in là, nel futuro. Se un utente ha bisogno di un intervento, è costretto a rivolgersi a Cremona, Parma, Fidenza, perfino a Milano. Non solo: prosegue l’inaccettabile fenomeno della lista d’attesa “chiusa” che, cioè, non consente prenotazioni.
Così i sindacati: All’AUSL dicono che le liste delle visite ambulatoriali sono sempre aperte, ma non è così, puntualizzano i pensionati: gli utenti vengono a lamentarsi da noi dicendoci di tanto in tanto che sono chiuse. A farne maggiormente le spese gli utenti fragili. Riceviamo spesso lamentele di familiari di anziani, spesso soli e impossibilitati a spostarsi, dovuti spesso alla distanza dalle strutture, soprattutto per i pochi servizi, particolarmente nel distretto di levante, sia per prestazioni ambulatoriali che chirurgiche.
Per CGIL CISL UIL la nuova riforma DM 77 (Riorganizzazione della medicina territoriale: “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale”) che introduce i CAU, Centri di assistenza e urgenza alternativi al pronto soccorso, è utile solo se è accompagnata dalla sostituzione almeno dei medici che sono andati in pensione e se si coinvolgessero soprattutto i medici di medicina generale su tutto del territorio, non fare solo prescrizioni, ma per fare una prima diagnosi sul paziente e verificarne le condizioni, con una vera presa in carico.
Per tutte queste criticità, vecchie e nuove, la posizione dei tre sindacati è assolutamente unitaria: “Non ci siamo proprio, dicono Claudio Malacalza (SPI CGIL), Aldo Baldini (FNP CISL) e Pasquale Negro (Uilp Uil), in particolare proprio a Piacenza. La nostra regione ha fatto una delibera e ha messo a disposizioni per risolvere il problema delle liste d’attesa 30 milioni di euro, come previsto dal Protocollo firmato con le OO.SS Confederali, dei Pensionati e di Categoria e ha chiesto a tutte le provincie di fare un piano di Produzione specifico.
Nonostante la delibera regionale prevedesse espressamente la condivisione con i sindacati del piano provinciale, da noi questo documento è stato illustrato l’11 maggio ma senza nessun nostro coinvolgimento, nonostante che il Protocollo sulle Relazioni Sindacale firmato sette mesi fa prevedesse il confronto preventivo. Quindi siamo molto amareggiati e preoccupati sul comportamento di questo gruppo dirigente. Dove andranno a finire questi soldi stanziati dalla Regione? Il rischio che anche questi denari vadano alla fine a beneficio di strutture private non ci sembra impossibile.
Noi siamo invece per rilanciare la Sanità Pubblica a partire dal richiedere le risorse necessarie al Governo e siamo impegnati su tutto il territorio piacentino a rivendicare un reale ed effettivo sviluppo della Sanità Territoriale e a migliorare i servizi sanitari in tutti i Presidi Ospedalieri, a partire dal nosocomio di Piacenza che deve assolutamente risalire la classifica in cui Newsweek l’ha collocato al 92 ° posto su 108 posizioni.
Per queste ragioni nel prossimo incontro con l’ Ausl chiediamo impegni precisi e dettagliati ; se questo non accadrà saremo costretti ad aprire una Vertenza Sanità insieme alle Confederazioni e con il coinvolgimento della Conferenza Socio Sanitaria Territoriale, nell’ottica di una effettiva tutela del diritto alla salute , evitando indebiti costi a carico dei cittadini o la rinuncia alle cure.
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