Gli interventi urgenti annunciati dal premier Mario Draghi per contrastare l’aumento dei prezzi sull’energia, sono insufficienti per garantire la sopravvivenza del settore della ristorazione, bar e degli alberghi. Lo denuncia allarmato Fabrizio Samuelli, Direttore di Confesercenti Piacenza.
Alberghi e pubblici esercizi, già in grave difficoltà dopo i due anni faticosi di pandemia, si trovano a dover fronteggiare i costi di gas ed elettricità quintuplicati già da un anno sui mercati internazionali e che ora, a causa del conflitto in Ucraina, realisticamente cresceranno ulteriormente. A ciò si aggiunge l’aumento del costo dei carburanti e al conseguente rincaro del trasporto delle merci.
Il decreto legge del Governo ha il merito di inserire alcune novità legislative che certamente aiuteranno il nostro paese nel suo percorso verso la transizione ecologica, ma gli impatti immediati derivanti dalla attuale crisi energetica sono troppo forti e le misure porteranno benefici solamente in tempi medio lunghi. I picchi raggiunti dai prezzi di gas e altre materie prime come il carbone e il petrolio, possono portare ad un tasso di inflazione dell’8% con conseguenze drammatiche per crescita e consumi. Inoltre, l’intervento del Governo ha ridotto al 5% l’aliquota Iva sul gas metano fino al prossimo 30 giugno, ma non ha toccato le accise, vero nocciolo della questione.
“Se il conflitto non si interrompesse in tempi brevi – spiega il Direttore – e se ciò significasse interruzioni nelle esportazioni del gas, il rischio sarebbe quello di vedere i prezzi dell’energia aumentare fino al 50%, con ricadute insostenibili sulle nostre imprese e sui nostri clienti. Già da ora abbiamo difficoltà a reperire materie prime, ad esempio è razionato l’olio di girasole ormai quasi introvabile, e le consegne dei prodotti sono aumentate in maniera intollerabile.
Occorre inoltre tenere conto che l’appeal di molte delle nostre imprese, deriva da un rapporto qualità prezzo assolutamente competitivo. Se dovessimo aumentare i prezzi vedremmo inevitabilmente diminuire le richieste. Molti imprenditori si stanno interrogando sull’opportunità di rimanere chiusi a Pasqua e aspettare il caldo per evitare gli aumenti.
Paghiamo purtroppo – continua Samuelli – il fatto di non aver diversificato negli anni i fornitori di energia e ora è sempre più urgente rivedere i costi della fiscalità energetica”.
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