Economia

Aumento dei prezzi, Confcommercio: “Una stangata sulle famiglie che si tradurrà in un crollo dei consumi e in uno shock per le imprese”

“Una stangata sulle famiglie che si tradurrà in un crollo dei consumi e in uno shock per le imprese”: Raffaele Chiappa, presidente di Confcommercio Piacenza, sintetizza con queste parole i risultati dell’ultima ricerca dell’associazione di categoria che stima, nel corso del 2022, un aumento dei consumi di base (quelli essenziali per i nuclei familiari) di 1.826 euro. “Soldi che, com’è facile immaginare, saranno sottratti ai cosiddetti consumi liberi, andando a penalizzare così interi settori che stavano cominciando a intravedere la luce dopo la tragedia economica e sociale del Covid” sottolinea Chiappa. In particolare, secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, gli italiani spenderanno 1.220 euro in più per luce e gas, 320 euro per i carburanti e 286 euro per alimentari e altri prodotti essenziali.

Il quadro generale tracciato dall’analisi vede, in percentuale, l’ICC (Indicatore dei Consumi Confcommercio) segnalare a febbraio 2022 un incremento, su base annua, del 5,1 punti confermando la tendenza ad un recupero meno accentuato. Il confronto su base annua continua a risentire delle diverse condizioni in cui hanno operato le imprese nel 2021 e nel 2022. Situazione che ha portato ad una variazione del 27,7% della domanda relativa ai servizi.

Per quanto riguarda i beni il confronto, con febbraio 2021, segnala un calo dello 0,8%. In termini destagionalizzati, dopo il brusco ridimensionamento della domanda registrato a gennaio, anche a febbraio si rileva una contrazione, con un calo su base mensile dell’1,3%, tendenza che ha interessato sia i beni che i servizi.

Nel confronto con febbraio 2020 la domanda calcolata dall’Icc risulta ancora inferiore del 10,2% mentre per i servizi il calo si attesta al 21,3%.

In un contesto in cui quasi tutti i segmenti di consumo evidenziano una minore dinamicità, i recuperi più significativi, nel confronto con il 2021, si confermano (pur tra le incognite dei prossimi mesi) per i servizi legati al turismo e alla fruizione del tempo libero. Per questi settori il deficit rispetto a febbraio 2020 si mantiene, comunque, ingente.

Anche per l’abbigliamento e le calzature, nonostante il recupero degli ultimi mesi, i livelli di consumo rimangono distanti da quelli registrati nei primi mesi del 2020. Decisamente critica si conferma la situazione nel settore del cosiddetto “automotive” con un calo, a febbraio 2022, della domanda di autovetture da parte delle famiglie del 25,9% rispetto allo stesso mese del 2021. “Anche per quei settori, quali elettrodomestici, tv e alimentare, che avevano retto meglio l’urto del calo della richiesta nel 2020 – sottolinea Chiappa – i segnali di rallentamento della domanda si stanno facendo sempre più marcati. A questo è da aggiungere che il persistere di forti tensioni sui mercati delle materie prime, energetiche e non, continua a spingere al rialzo la dinamica dei prezzi con una tendenza che ci accompagnerà almeno fino ai mesi estivi”.

Da qui l’appello alle istituzioni: “Due anni di crisi economica legata al Covid, i rincari di materie prime, carburanti ed energia e ora le cupe incognite della guerra in Ucraina ci stanno trascinando in una ‘tempesta perfetta’ che potrebbe segnare un punto di non ritorno per le imprese e per l’intera economia italiana – avverte Chiappa – I recenti passi del governo sono un segnale apprezzabile ma sul piano concreto gli effetti saranno pressoché impalpabili. Occorre una risposta a livello di Unione Europea per immettere ossigeno nel sistema imprenditoriale. Al quale, ridotto com’è allo stremo, non è più possibile chiedere di farsi per l’ennesima volta carico di costi sociali ed economici insostenibili”.  

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