Al teatro Politeama si è parlato di sicurezza stradale nel corso dell’incontro con gli studenti delle scuole superiori, nell’ambito del Progetto “La Strada Giusta” organizzato dall’Associazione “Sonia Tosi. Parliamo dell’associazione creata dai familiari della giovane deceduta il 2 agosto 2021 in seguito all’impatto con una vettura condotta da un 23enne, risultato poi avere nel sangue un livello di alcol nel sangue sei volte superiore al limite consentito per chi guida. E proprio di questo si è parlato questa mattina, alla presenza di oltre 700 studenti, con interventi di esperti, istituzioni e familiari e la proiezione di video di grande impatto emotivo. Particolarmente toccante il momento in cui Simona Tosi, sorella di Sonia, ha mostrato al pubblico gli scatoloni nei quali lei e i suoi genitori hanno dovuto raccogliere gli effetti personali di Sonia dopo la sua morte: “Quando si parla di incidentalità stradale, vengono mostrate solitamente fotografie di auto distrutte, asfalto sporco di sangue; ma nessuno mostra ciò che avviene dopo. Sonia abitava da sola e dopo la sua morte abbiamo dovuto raggiungere il suo appartamento per inscatolare tutti i suoi effetti personali. Ora si trovano nella nostra casa in campagna: sono lì da un anno e mezzo perché nessuno di noi ha il coraggio di toccarli”.
Prima di Simona ha preso la parola Danilo Tosi, il padre: “Quando si guida è fondamentale usare la testa. Così non ha fatto il 23enne che quella notte ha investito come un proiettile la vespa su cui viaggiavano Sonia e il suo Daniele. Quell’estate le cose per la nostra famiglia stavano andando così: il 22 luglio Sonia aveva festeggiato il compleanno; il 24 luglio l’altra mia figlia, Silvia, si era finalmente sposata dopo due rinvii a causa del Covid; il 31 luglio aveva festeggiato il proprio compleanno Simona; il 2 agosto Sonia e Daniele sarebbero partiti per le vacanze in Sicilia. Purtroppo grazie a un ragazzo di 23 anni che aveva un tasso alcolemico di 3.1 grammi di alcol per litri di sangue, sei volte oltre il limite consentito, e che stava viaggiando a una velocità di 115 km/h dove il limite era di 50 km/h, Sonia e Daniele non sono mai partiti per le vacanze. Dopo quella telefonata dei carabinieri, in piena notte, ho dovuto iniziare una nuova vita, una vita senza Sonia”.
Tra gli esperti a prendere parole durante l’incontro è stato Antonio Agosti, responsabile di Tossicologia d’Urgenza per l’Ausl di Piacenza. Agosti ha illustrato gli effetti negativi che l’alcol, come le droghe, ha sul fisico e i rischi legati all’abuso. Ma soprattutto, con un linguaggio giovanile e comprensibile, ha invitato gli studenti presenti a non accampare mai scuse. “Cosa pensa chi si mette alla guida dopo aver bevuto? Innanzitutto pensa di reggere l’alcol: ma gli effetti negativi che subentrano oltre il limite di 0.5 sono gli stessi per tutti e dopo aver superato gli 0.5 tutti hanno difficoltà in fatto di reazione, riflessi e vista. Secondariamente pensiamo di essere abituati a guidare dopo aver bevuto, perché prima d’ora non ci è mai accaduto nulla. Ma non è necessario aver sbattuto con l’auto altre volte, ne basta una sola. Terzo, ci lasciamo convincere dal fatto che dobbiamo fare solo poca strada prima di tornare a casa: ebbene, gli incidenti peggiori li ho visti accadere nei primi 500 metri dopo la partenza”.
E’ stata poi la volta della testimonianza di Vittorio Saccinto, presidente dell’associazione “Rose Bianche sull’Asfalto”, produttore del docu-film “Ogni Giorno” e padre di Francesco, ucciso a 14 anni da un conducente ubriaco: “Francesco era appassionato di calcio, era portiere, e noi vivevamo per lui, essendo anche figlio unico. A un certo punto un ubriaco, tossico e senza patente da quattro anni lo centra in pieno. Oltre a non soccorrerlo, questo signore si mette pure a ridere, tentando addirittura di invalidare l’alcoltest masticando un chewing gum. Il personaggio ha ricevuto dieci anni, ridotti a sette grazie al rito abbreviato: una sentenza che ha anticipato in un certo senso la legge sull’omicidio colposo”.
Altro genitore ad aver subito un terribile lutto a causa di un incidente stradale è Stefano Guarnieri, papà di Lorenzo, ucciso all’età di 17 anni, e vicepresidente dell’associazione “Lorenzo Guarnieri”. Guarnieri ha sottoposto agli studenti un test con il quale ha dimostrato un concetto basilare: i giovani non hanno paura della strada e di guidare, in un certo senso sottovalutano la pericolosità del contesto. In realtà, come illustra una ricerca svolta dall’università di Amsterdam, “l’animale” più pericoloso per l’uomo è l’uomo motorizzato. Secondariamente Guarnieri ha mostrato come la pubblicità delle automobili sia in grado di lanciare messaggi parecchio insidiosi: “Ci vengono mostrate strade senza pedoni, vetture che funzionano nel modo più sicuro possibile ‘basta saperle guidare‘, e invece non è così: l’auto è una potenziale arma da oltre due tonnellate di peso”.
Essere protagonisti delle proprie vite. Si intitolava così invece l’intervento di Luca Valdiserri, giornalista e papà di Francesco, 18 anni. “Francesco non aveva il motorino perché io avevo paura, lui invece non aveva voluto prendere la patente perché diceva di essere distratto e preferiva camminare o prendere i mezzi pubblici. Eppure tutto questo non è bastato: non potevo dirgli di stare attento persino a camminare sul marciapiedi. Essere protagonisti delle nostre vite vuol dire saper fare le proprie scelte: tutto quello che voi farete avrà sempre una rispondenza nella realtà. Chi oggi vende auto studia i desideri dei clienti, quindi se un domani la vostra generazione dovesse chiedere auto sicure finalmente venderanno auto sicure, ma la richiesta dovrà arrivare da voi. Un tempo si fumava all’interno di cinema come questo, oggi fumare all’interno dei locali pubblici è considerato riprovevole: le idee possono cambiare, e così può cambiare l’opinione che si ha oggi di un selfie scattato in auto ai 300 km/h”.
l’Evento presentato da Rita Nigrelli editore di Radio Sound e Piacenza24 si è concluso con la tavola rotonda da titolo “Incidentalità stradale: causa, effetto, conseguenze”
La superficialità e la distrazione, ha affermato Katia Grenga, vice questore dirigente sezione polizia stradale di Parma, causano la maggior parte delle collisioni stradali. Tra i comportamenti scorretti prevalgono l’uso del cellulare alla guida, eccesso di velocità e guida in stato di ebbrezza e per assunzione di sostanze stupefacenti.
Matteo Rampoldi, Ispettore Superiore responsabile del settore “Infortunistica stradale” della Polizia Locale di Piacenza ha comunicato i dati di incidentalità stradale del 2022 rilevati a Piacenza solo dai Vigili Urbani: 1048 incidenti di cui 2 mortali, 452 feriti di cui 11 con prognosi superiore a 40 giorni. Rampoldi ha inoltre ricordato ai ragazzi le responsabilità per chi guida biciclette e monopattini, mezzi per i quali l’assicurazione non è obbligatoria, non necessitano di patente, ma sono soggetti alle regole del codice della strada. “Se non condotti nel modo corretto- ha sottolineato possono causare conseguenze civilistiche, penali ed economiche a volte disastrose”.
Nicola Sette, avvocato del Foro di Bologna legale della famiglia Tosi ha illustrato la legge che ha introdotto l’omicidio stradale e che prevede pene di 8, 12 o 18 anni, stimolando negli studenti una riflessione sul tempo “Che cos’è il tempo per voi? – ha chiesto l’Avv.Sette – Se vi venissero tolti 12 anni della vostra vita, perdereste tutte le esperienze fatte a scuola, in famiglia, i giochi spensierati, gli amici, le vacanze”
Quella di questa mattina era la seconda fase del concorso/progetto dell’Associazione Sonia Tosi “Sulla strada giusta”, progetto che si concluderà sabato 6 maggio in occasione della Giornata Europea della Sicurezza Stradale con la premiazione dei lavori realizzati dagli studenti che partecipano al concorso e che prevede la realizzazione di una graphic vovel o Fiaba illustrata, uno spot “Pubblicità Progresso” o un manufatto artistico.
Il concorso/progetto ha il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia Romagna, della Provincia di Piacenza, del Comune di Piacenza, dell’Automobile Club Piacenza, dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale, e la collaborazione della Polizia di Stato.
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