Dopo un lungo intervento di restyling riapre al pubblico con numerose novità, un allestimento ampliato e rinnovato e un itinerario di visita notevolmente arricchito, l’Appartamento del Cardinale Alberoni, un vero e proprio scrigno d’arte e storia situato al centro del Collegio Alberoni e che custodisce ed espone i gioielli artistici e storici della collezione di Giulio Alberoni, fondatore del Collegio che da lui prende il nome.
L’inaugurazione dell’Appartamento del Cardinale si terrà sabato 12 marzo alle ore 16, con un evento a inviti (vedi paragrafo dedicato), che prevede la partecipazione di Mons. Pierangelo Sequeri, teologo, musicista e musicologo in dialogo con l’Orchestra Sinfonica Esagramma, ensemble in cui suonano fianco a fianco musicisti con e senza disabilità, in una riflessione focalizzata sulla perla della collezione artistica del cardinale Alberoni: l’Ecce Homo di Antonello da Messina, il cui allestimento, all’interno dell’Appartamento è stato anch’esso rinnovato.
Una nuova stagione di visite al Collegio e alla Galleria Alberoni
L’inaugurazione darà però il via a una nuova stagione di visite guidate e itinerari speciali al Collegio e alla Galleria Alberoni, dopo la prolungata chiusura dovuta alla pandemia.
Domenica 13 visite guidate speciali no stop all’Appartamento del Cardinale
Domenica 13 marzo 2022, si terrà una giornata di visite speciali no stop dedicate interamente all’Appartamento del Cardinale, con ingresso ridottissimo (€. 4,50).
Le visite avranno la durata di circa 40 minuti con inizio, dalla Galleria Alberoni, alle ore 15 – 16 – 17 – 18 – 19. Prenotazione obbligatoria al seguente recapito: 3349790207
Info: uffici@operapiaalberoni.it
Da domenica 20 marzo 2022 e fino al termine del mese di giugno ogni domenica raddoppiano le visite guidate proposte.
Partecipazione fino a esaurimento dei posti disponibili.
*l’itinerario permette la visione dell’Ecce Homo di Antonello da Messina
L’appartamento del Cardinale
Uno scrigno d’arte rinnovato
Divenuto dopo la morte di Giulio Alberoni e progressivamente nel tempo, luogo di esposizione del nucleo più pregiato e delicato delle opere appartenenti alla collezione alberoniana, l’Appartamento del Cardinale amplia, in seguito all’intervento di restyling, la sua consolidata destinazione e le sue potenzialità museali.
Aumenta infatti il numero dei capolavori visibili, anche grazie al tamponamento di tutte le finestre dell’Appartamento divenute nicchie espositive; l’anticamera, completamente musealizzata, si aggiunge alle sale del nucleo storico dell’Appartamento ora perfettamente climatizzate con sistema ad alto filtraggio dell’aria; raddoppia inoltre la preziosa collezione di argenti esposti, mentre lo straordinario dittico di Jan Provost è ora presentato nella suggestiva penombra di una saletta dedicata.
Rinnovato infine l’allestimento dell’Ecce Homo di Antonello da Messina vera perla della collezione alberoniana.
Le straordinarie opere di Luca Giordano, Guido Reni, Pietro del Po, Zenone Veronese, Angelo Caroselli, Andrea Camassei, Placido Costanzi, Jusepe de Ribera, i numerosi capolavori di pittori fiamminghi che compongono questo eccezionale e rinnovato scrigno d’arte, vengono ora presentati in un nuovo itinerario museale, curato dallo storico dell’arte Angelo Loda, studioso e conservatore del Collegio Alberoni, in uno scenario di delicate luci progettato dal designer Davide Groppi, che non manca di sottolineare i preziosi oggetti e arredi, appartenuti a Giulio Alberoni, che scandiscono il percorso di visita.
I lavori di restyling dell’Appartamento del Cardinale sono stati affiancati da interventi di restauro di opere e arredi facenti già parte o destinati a entrare nel percorso di visita.
Sotto la direzione lavori della competente Soprintendenza sono stati restituiti al loro originario splendore la Scrivania del Cardinale Alberoni, un vero gioiello dell’artigianato del XVIII secolo, l’Ostensorio d’argento gemmato e doratodi Angelo Maria Spinazzi, straordinario capolavoro dell’oreficeria tardobarocca e infine un ritratto del Cardinale Alberoni, opera di un artista italiano del XVIII secolo, finora mai esposto al pubblico.
Entriamo ora nei dettagli delle novità che accoglieranno i visitatori.
L’allestimento rinnovato dell’Ecce Homo di Antonello da Messina
L’Ecce Homo o Cristo alla colonna di Antonello da Messina (1430-1479 circa), vera perla della collezione, è presentato in un allestimento delicatamente rinnovato che favorisce l’incontro tra il visitatore e il capolavoro e il dialogo tra quest’ultimo e la Sacra Scrittura, con un versetto che risplende nella penombra della sala: Popolo mio che male ti ho fatto?
La Sala dedicata all’Ecce Homo di Antonello da Messina è stata rivista negli apparati espositivi. Si è proceduto a realizzare una “parete allestitiva” a tutta altezza, di metallo e tinta blu, traforata con una scritta luminosa, ripresa dalla Sacra Scrittura, vera e propria quinta laterale evocativa alla visione dell’opera. All’interno della vetrina si è provveduto al perfezionamento del puntamento delle luci in fibra ottica, già esistenti, con rifacimento della forma e del colore del fondale espositivo della teca al fine di scongiurare qualsiasi ombra riportata che potesse causare distrazione alla lettura del capolavoro.
Nella Sala, collocata nel vano tamponato della finestra e specificamente illuminata, trova ora spazio anche l’anconetta lignea di gusto neo-rinascimentale che della tavola è stata cornice nel secolo scorso.
Siamo al cospetto di un’opera fondamentale per la storia dell’arte con la quale Antonello rivoluziona l’iconografia del dipinto di soggetto sacro e il sentire religioso del suo tempo.
Il Cristo rivolge gli occhi allo spettatore, esprimendo intensamente i suoi sentimenti; la ripresa ravvicinata conferisce alla rappresentazione una forte carica drammatica, provocando in chi osserva un forte coinvolgimento emotivo. Sul cartiglio – omaggio agli ammirati modelli fiamminghi – il quadro reca firma e data d’esecuzione. La composizione è stata più volte replicata da Antonello, ma è proprio in questa versione e in quella conservata al Louvre, che l’artista conquista una stupefacente sintesi tra realismo lenticolare di ascendenza fiamminga e visione plastico-prospettica della civiltà figurativa italiana.
L’eccezionale conservazione ci fa apprezzare appieno la raffinata resa dei peli della barba, le lacrime, le stille di sangue, che contribuiscono all’effetto potentemente drammatico e realistico di questo doloroso volto di Cristo. Proprio le lacrime lasciano trapelare l’inequivocabile umanità del Figlio di Dio. Antonello segue fino in fondo questa verità, dando però alle lacrime del Cristo lo splendore della trascendenza: la trascendenza di un Amore mite, che non accusa, ma nemmeno tace per il male ricevuto rivolgendosi allo spettatore con la domanda: “Popolo mio che male ti ho fatto?”. E’ questo l’esergo che, nel nuovo allestimento, accompagna l’incontro con il capolavoro.
La Sala del dittico di Jan Provost
Una saletta è ora esclusivamente dedicata alla Madonna della fontana e al Bicchiere con fiori entro una nicchia, capolavori dipinti da Jan Provost (1462-1529), tra i più preziosi della collezione alberoniana, esposti, in questo nuovo allestimento, senza le cornici realizzate nel secolo scorso, in una vetrina/parete espositiva progettata e realizzata specificamente per la loro presentazione.
Le luci della teca sono state ideate e realizzate da Davide Groppi, con il fine di salvaguardare la naturalità delle tinte scelte dall’artista senza alcuna interpretazione dettata dalla luce artificiale.
La penombra dell’ambiente, interrotta solo dalle didascalie luminose dei dipinti, focalizza l’attenzione del visitatore sulla sofisticata interpretazione dell’iconografia della Vergine che l’artista ha realizzato. Un’atmosfera intima e colloquiale pervade la composizione, nella quale la Madonna col Bambino è raffigurata sotto un sontuoso baldacchino sostenuto dagli angeli e all’interno di un giardino fiorito, entro il quale troneggia una fontana. Il simbolismo della scena si rifà alla sposa del Cantico dei cantici, tradizionalmente identificata con la Madonna, paragonata a un hortus conclusus e a una “fonte di giardini”.
Il Vaso di fiori, una delle primissime “nature morte” autonome dell’arte occidentale, non fa che rafforzare questa sottile simbologia: la rosa bianca, senza spine, così come il trasparente bicchiere di cristallo evocano la castità e la purezza della Vergine, il garofano rosso è simbolo d’amore e allude alla futura Passione di Cristo; la margherita, fiore che si schiude a primavera, richiama la Resurrezione. Il vaso di fiori è anche uno straordinario pezzo di bravura pittorico; basti osservare la raffinatezza della gamma cromatica, lo stupefacente effetto di trasparenza dell’acqua entro il bicchiere e dell’ombra portata del garofano sul fondo della nicchia.
La Sala degli argenti alberoniani
Una raddoppiata selezione dei più preziosi capolavori dell’oreficeria alberoniana, a cura di don Andrea Pilato.
Notevolmente accresciuta nei pezzi esposti è la straordinaria selezione di argenti, nella quale il Busto reliquario di San Vincenzo de’ Paoli, capolavoro di Angelo Maria Spinazzi (1693-1785/89), ornato con stola in rame arricchita da motivi floreali e il cui volto in argento massiccio riproduce con eccezionale finezza le sembianze del santo, è ora stabilmente esposto al pubblico e si confronta con lo straordinario Ostensorio d’argento gemmato e dorato, opera dello stesso argentiere. Tempestato da oltre seicento lucenti e sfarzose pietre preziose – topazi, rubini, zaffiri, diamanti, ametiste, granati, giacinti, crisoliti, smeraldi – è senza dubbio una delle più fulgide espressioni dell’oreficeria tardo barocca.
Accanto all’Ostensorio possiamo ora apprezzare l’elegante Madonna con il Bambino realizzata da un argentiere napoletano operante nella prima decade del XVIII secolo e l’Ostensorio a sole con lunetta, opera di un argentiere romano attivo nel primo quarto del XVIII secolo.
Completano l’esposizione il Turibolo con navicelle portaincenso di Gregorio Spinazzi (1736–1806), l’Ostensorio reliquario architettonico di un argentiere dell’Italia settentrionale attivo tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, la Brocca con piatto in argento sbalzato, recanti lo stemma del Cardinale Alberoni, dell’argentiere Christian Winter (1661 – 1737), accompagnati a un ulteriore piatto con stemma alberoniano di un argentiere europeo del XVIII secolo e una selezione di calici, pissidi, patene, realizzate nel XVIII secolo.
Gli argenti esposti in due grandi teche modulate in più vani, sono stati studiati e selezionati da don Andrea Pilato, studioso di iconografia sacra, esperto di arti applicate, che sta completando, su incarico di Opera Pia Alberoni, la catalogazione della cospicua collezione alberoniana di argenti e arredi liturgici.
I capolavori delle stanze del Cardinale
L’itinerario di visita, introdotto all’esterno dell’Appartamento dalla poltrona del Cardinale in legno scolpito e dorato, rivestita in velluto cremisi, che apre il percorso,
è stato ripensato dallo storico dell’arte Angelo Loda, che ha rivisitato l’allestimento realizzato nel 2002, avanzando anche significative proposte di attribuzione per alcuni dipinti.
Nell’anticamera dell’Appartamento, ora completamente musealizzata, accanto a due pregevoli repliche di capolavori di Raffaello, la Madonna Canigiani e la Madonna del divino amore, inizia una narrazione della Passione con il Cristo che cade sotto la Croce, derivato da un prototipo di Luis de Morales (1509 – 1586), il Compianto su Cristo morto di Zenone Veronese (1484-1552/1554) e, in dialogo con esso, la tela monocroma con la Deposizione di Cristo nel sepolcro, da una nota acquaforte di Parmigianino. L’intenso Volto di Cristo di Andrea Camassei (1602-1649) e la Cena in Emmaus, preziosa e coeva all’originale di Tiziano, completano l’ambiente.
Nella prima Sala affiancano la Pendola del Cardinale, opera dell’orologiaio George Clarke, due capolavori di Luca Giordano (1632 – 1705), San Giuseppe che contempla il Bambin Gesù e Sant’Anna che insegna a leggere a Maria bambina. Tra gli altri dipinti esposti il Ritratto di Papa Clemente IX Rospigliosi eseguito da Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio (1639 – 1709) e uno straordinario dittico su rame di Pietro Del Po (1610-1692), con la Decollazione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro, opere di grande raffinatezza e qualità esecutiva. Spicca, in una nicchia, San Pietro che piange, capolavoro ascrivibile a Guido Reni (1575-1642), opera tra le più significative e intense della collezione del Cardinale.
Non mancano dipinti di soggetto profano come le tele di Angelo Caroselli (1585 – 1652) e di Michelangelo Cerquozzi (1602 – 1660).
Nella seconda Sala fa da cornice alla Scrivania e allo scrittoio da viaggio del Cardinale, il rosso porpora di tre ritratti di Giulio Alberoni: quello di un ignoto pittore italiano della prima metà del XVIII secolo, quello realizzato in ovale da un ignoto artista del secolo XVIII e derivato dal noto prototipo di Michel Ange Houasse (1680-1730) e quello di Giovanni Maria delle Piane, detto il Mulinaretto (1660-1745), vera icona del fondatore del Collegio, al cui fianco, sintesi della sua parabola biografica, sta l’allegoria alberoniana dipinta da Placido Costanzi (1690-1759), raffigurante La Giustizia e la Pace che coronano l’Innocenza che calpesta la Calunnia.
Nella stessa Sala si trova inoltre una straordinaria e intensa successione di preziosissime tavole fiamminghe e italiane fra Quattro e Cinquecento.
Tra quest’ultime spicca la Sacra Famiglia con san Giovannino, dipinto di grande qualità, non lontano dai modi di Luca Signorelli e attualmente assegnato al Maestro dei Putti Bizzari, recentemente identificato in Piero di Andrea da Volterra (ultimo quarto del XV sec.). Fra le tavole fiamminghe ricordiamo il prezioso Cristo risorto appare alla Vergine, già attribuito a Dieric Bouts, oggi accostato ai modi di Gerard David (1460 – 1523), la Madonna con bambino della scuola di Joos van Cleve, quella attribuita al Maestro del Pappagallo (primo quarto del XVI sec.) e la Visione di san Giovanni a Patmos di Henri Met de Bles, detto il Civetta (1480-1550).
Le luci di Davide Groppi
Le luci, di tutte le sale e di tutte le teche espositive sono state totalmente ripensate da Davide Groppi, designer piacentino e tra i più noti al mondo.
L’arte antica è costituita da capolavori pensati per essere contemplati alla luce naturale oppure alla luce di qualche candela all’interno di luoghi in penombra. La luce artificiale deve pertanto essere sempre un gesto delicato e rispettoso.
È questa riflessione che ha guidato la progettazione del nuovo sistema di illuminazione nel quale gli apparecchi utilizzati, limitando al massimo le ombre autoportate dalle cornici, garantiscono così una migliore visibilità e lettura delle opere esposte, componendo un delicato scenario di luci soffuse che vestono i dipinti garantendo a ognuno una ottima leggibilità.
La Cappella dei missionari, una narrazione multimediale
Il progetto di allestimento attinge con molta sobrietà ed equilibrio alle nuove tecnologie e solo dove il loro apporto risulti assolutamente necessario.
Uno degli spazi architettonici più interessanti del Collegio Alberoni, fino a oggi raramente accessibile al pubblico, entra a fare parte del percorso accogliendo i visitatori in un racconto multimediale che svelerà anche le novità delle indagini scientifiche condotte sul capolavoro di Antonello da Messina da quattro équipes italiane che lavorano a livello internazionale nella diagnostica su opere d’arte (nell’ambito di E-RHIS.it), i cui esiti sono stati pubblicati dal gruppo editoriale scientifico Nature.
Un video, realizzato da Padre Erminio Antonello, accompagnerà inoltre il pubblico alla scoperta del significato teologico ed estetico dell’Ecce Homo di Antonello da Messina anche attraverso il confronto con le altre versioni del Volto di Cristo dipinte dal maestro Messinese. Un ulteriore video, realizzato da Gianluigi Ruzzenenti e Silvano Tinelli, presenterà la figura e la vita di Giulio Alberoni, fondatore del Collegio Alberoni.
Nuovi scenari musicali di visita
Tutte le Sale dell’Appartamento del Cardinale sono state dotate di un impianto di filodiffusione musicale che permetterà, sulla base di musiche selezionate per dialogare con le opere, di proporre più scenari di accompagnamento alle visite.
Climatizzazione, monitoraggio a distanza e telecontrollo
La migliore conservazione delle opere prevede un attento e preciso controllo del microclima. È stato pertanto realizzato un impianto di climatizzazione per le sale dell’Appartamento del Cardinale che permette di regolare in modo preciso ed efficace i parametri di temperatura e umidità. È ora inoltre possibile garantire la sanificazione dell’aria mediante il controllo dei parametri di CO² con un ricambio che garantisce anche i visitatori in tempo di epidemie.
L’impianto permette altresì il telecontrollo ovvero il monitoraggio e la regolazione a distanza dei parametri microclimatici.
La campagna di restauri
Nella consapevolezza che la conservazione del patrimonio culturale è la prima forma di valorizzazione e di conoscenza, l’Opera Pia Alberoni, contestualmente ai lavori di restyling dell’Appartamento ha deciso di avviare il restauro di tre oggetti di grande valore e di significativa importanza, due già stabilmente esposti nell’Appartamento, il terzo destinato ad essere ricompreso nel nuovo percorso espositivo.
Con la direzione della dott.ssa Anna Còccioli Mastroviti della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza sono stati sottoposti a intervento di restauro:
la Scrivania del Cardinale Alberoni, “grande tutta impellicciata ed intarsiata di vari legni” (Inventario 1749) straordinario opera di un ebanista piacentino della prima metà del XVIII secolo – Intervento condotto da Arca Analisi Restauro Conservazione Artistica di Padova;
l’Ostensorio d’argento gemmato e dorato, straordinario capolavoro di Angelo Maria Spinazzi, riportato al suo pieno splendore dal restauratore Massimiliano Massera di Civitavecchia;
il Ritratto del Cardinale Giulio Alberoni, opera di artista italiano del XVIII secolo, restaurato da Francesca De Vita, titolare del Laboratorio Alef Conservazione e Restauro, Parma.
Direzione dei lavori
I lavori sono stati progettati dall’arch. Marzia Polinelli e dall’arch Gianluigi Tambresoni, titolare dello Studioetre che firma anche il disegno delle nuove vetrine espositive, la grafica e la didattica dell’itinerario espositivo, con la supervisione e direzione dell’arch. Cristian Prati della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza.
Numerose le maestranze che hanno collaborato alla realizzazione del progetto di restyling.
Enti che hanno promosso e sostenuto i lavori
I lavori di restyling dell’Appartamento del Cardinale sono stati voluti e promossi dall’Opera Pia Alberoni.
Hanno contribuito ai costi relativi alla realizzazione del complessivo restyling dell’Appartamento del Cardinale Alberoni:
la Regione Emilia Romagna, con un contributo deliberato nel Piano museale 2021 in base alla convenzione sottoscritta con Opera Pia Alberoni (Legge Regionale 18/2000)
Banca di Piacenza, che sostiene costantemente la valorizzazione del patrimonio culturale alberoniano
Steriltom srl., azienda piacentina particolarmente attenta alle iniziative culturali promosse dall’Opera Pia Alberoni e che in numerose occasioni è stata partner di progetti alberoniani.
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