“L’arte del ‘600 non è appannaggio di ricchi imprenditori o facoltosi manager, è una passione per tutte le tasche: l’importante è apprezzare il bello e la cultura in generale”. Stefano Antonio Marchesi è un avvocato piacentino, amante dell’arte, in particolare quella seicentesca, italiana, anche femminile.
“Già perché nel ‘600 la figura della donna, accostata all’arte, godeva di grande prestigio. Elisabetta Sirani, Lavinia Fontana, Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola sono solo alcune delle protagoniste di un’epoca in cui le pittrici erano tenute in grande considerazione all’interno della società”.
“Se parliamo di arte moderna o contemporanea, al collezionista si richiede in effetti grande attenzione perché le opere hanno un elevato valore monetario e inoltre il rischio di incappare in contraffazioni è concreto. Per quanto riguarda l’arte antica, invece, le cifre sono molto più contenute e il pericolo di acquistare opere false è praticamente inesistente. Unico rischio per un collezionista è quello di confondere copie di bottega con l’originale del maestro, perché nel ‘600 le opere venivano replicate sistematicamente: non era falsificazione, semplicemente erano riproduzioni create da veri e propri artisti”.
Ma Marchesi è una figura estremamente poliedrica e alla sua professione affianca anche l’amore per la storia e la letteratura. E proprio nel mondo della scrittura, Marchesi ha deciso di mettersi alla prova con un romanzo storico di grande raffinatezza, Valguarnera: una storia barocca (ed. Mandragora). Romanzo, certo, ma basato su un episodio storicamente documentato.
Lisbona, agosto 1629. Alcuni facoltosi commercianti spagnoli attendono un carico di diamanti proveniente dall’India. I mercanti incaricano il portoghese Manuel Alvarez Carapeto di trasportare il prezioso carico fino a Madrid, ma l’uomo scompare insieme al bottino. A quel punto entra in scena Fabrizio Valguarnera, nobile di origini siciliane, intelligente, amante della matematica, conoscitore della medicina e, soprattutto, appassionato d’arte. Valguarnera viene incaricato di ritrovare Carapeto e quindi i diamanti: in questo senso il romanzo di Marchesi assume i connotati di un vero e proprio thriller nel corso del quale la psicologia del protagonista si modella a seconda degli eventi.
Agosto 1629. Nel porto di Lisbona giunge finalmente a destinazione, dopo un lungo ritardo, la nave Feliz Aventureiro con un ricco carico di diamanti provenienti dall’India. In attesa, i legittimi proprietari, facoltosi commercianti, possono contare su un loro agente sul posto per recuperarli e portarli loro a Madrid. Tuttavia delle pietre si perdono ben presto le tracce. Incaricato del loro ritrovamento è Fabrizio Valguarnera, gentiluomo palermitano, uomo eclettico e dall’ingegno poliedrico, permeato di slanci morali e aspirazioni intellettuali, e tuttavia attraversato da una viva sensualità. La seduzione della ricchezza non tarderà a incontrare e fomentare in Valguarnera un amore irresistibile per l’arte, dando inizio a un appassionato percorso di conoscenza dove la passione collezionistica diviene la porta di accesso alle profondità dell’esistenza.
Basato su un personaggio realmente esistito, a cavallo tra verità storica e invenzione romanzesca, il romanzo si configura come un viaggio nell’arte barocca tra Spagna, Francia e Italia, sulle tracce di una collezione di opere in cui furono presenti i più grandi artisti che nel XVII secolo marchiarono a fuoco il Barocco romano: Giovanni Lanfranco, Andrea Sacchi, Nicolas Poussin, Valentin de Boulogne, Pietro da Cortona.
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