L’invito di monsignor Cevolotto: “Creiamo insieme una città ospitale”. Antonino d’Oro alle Carmelitane: “Grazie a tutta Piacenza”

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Creiamo insieme una città ospitale. È l’invito del vescovo mons. Adriano Cevolotto alla festa del Patrono Sant’Antonino. “La clausura non è una chiusura”: il grazie delle monache Carmelitane a cui è stato assegnato il Premio Antonino d’Oro. Annunciata la data della beatificazione del martire don Giuseppe Beotti: sarà il 30 settembre a Piacenza.

Solo se rimaniamo radicati in Qualcuno che ci trascende possiamo vincere la paura. La paura è ciò che ci indebolisce, dal di dentro, da dentro di noi. Sant’Antonino protegga, custodisca e renda ospitale la nostra città”: sono le parole del vescovo mons. Adriano Cevolotto alla messa per la festa del Patrono di città e diocesi nella basilica di Sant’Antonino durante la quale è stato consegnato il Premio Antonino d’Oro alle monache Carmelitane a 350 anni dal loro arrivo a Piacenza.

Relazioni di qualità, non un “io isolato”

Nella sua omelia mons. Cevolotto ha sottolineato che il Patrono “indica ciò che deve animare ogni realtà presente nel territorio urbano, ossia la ricerca di un bene di tutti e per tutti”.

La strada – sintetizziamo il suo pensiero – è quella di offrire un’alternativa alla logica dominante nella cultura di oggi di un “io-isolato” che crea solitudini rivendicando solo diritti individuali e generando conflitti e nuova povertà in chi non ha voce. Al contrario sono le relazioni di qualità che ci plasmano in modo positivo.

Verso un ambiente, una città, un turismo ospitale

Tutto ciò si riflette anche sul contesto urbanistico: “vivere in spazi belli non è la stessa cosa che vivere in spazi degradati”. E ancora: “Dovrebbe essere interesse di tutti garantire una convivenza accogliente, ospitale”. Il che significa promuovere la qualità delle relazioni a partire soprattutto dai più deboli.

Vanno in questa direzione – ha sottolineato il Vescovo – i progetti espressione della cultura della cura del con-vivere e nati in seguito all’emergenza sanitaria della pandemia: “Insieme Piacenza”, con lo scopo di creare una rete di solidarietà, e “Energia in comune” per venire incontro all’aumento della spesa per le utenze. Anche sul piano culturale ci si sta muovendo in questa direzione.

L’interrogativo di fondo è come creare un ambiente, una città, un turismo ospitale che combattano il nemico più pericoloso, cioè la paura.

Come si è vissuta l’ospitalità verso i profughi ucraini, occorre adesso capire come fare altrettanto con persone o famiglie immigrate, con regolare permesso di soggiorno e con contratti di lavoro, le quali non riescono a trovare casa. Lo stesso fenomeno riguarda anche lavoratori precari, le categorie più fragili e gli studenti universitari che faticano a trovare casa e a prezzi sostenibili. “La fiducia verso un luogo e verso il futuro si misura anche sulla percezione di trovare posto, che ci sia un posto anche per me. La saturazione di un ambiente allontana”.

La riqualificazione urbanistica

Il Vescovo ha indicato alcune piste di lavoro, consapevole che trovare le soluzioni non è mai semplice: “Abbiamo una città bella e ricca di storia, di tradizione, di cultura. Credo sia un’urgenza progettare, in uno sforzo condiviso e trasversale, il recupero di quegli spazi abbandonati, in disuso, occupati fino a tempo fa da caserme. Una città deve essere ospitale anche nella riqualificazione urbanistica”. Spazi che non possono essere dedicati solo ad attività commerciali. Mons. Cevolotto ha invitato tutta la comunità a pensare insieme e allarga la riflessione al mondo della logistica: “Che cosa possiamo chiedere perché il nostro territorio possa ricevere parte del profitto dei loro investimenti?”.

Senza uno sguardo su Dio, il mondo collassa

Al termine dell’omelia il Vescovo ha sottolineato il significato della consegna del Premio Antonino d’Oro 2023: la comunità monastica della Carmelitane è a servizio, così come l’altra comunità monastica benedettina, del cuore di ogni esistenza: “È il richiamo forte, nel «già» del tempo in cui viviamo, di un «non-ancora» che è una promessa senza la quale l’esistenza collassa su se stessa”.

L’Antonino d’Oro alle monache Carmelitane

Durante la celebrazione la sindaca Katia Tarasconi ha offerto il Cero a nome dell’Amministrazione comunale in onoro del Patrono.

Dopo la benedizione conclusiva, il Vescovo, introdotto dal parroco don Giuseppe Basini, presidente del Capitolo dei Canonici di Sant’Antonino, ha consegnato alle monache Carmelitane del monastero di San Lazzaro a Piacenza il Premio Antonino d’Oro. Erano presenti la priora suor Maria Francesca Eugenia del Cuore di Gesù, suor Maria Paola di Cristo Re, suor Maria Cecilia di Gesù Amore e suor Antonella Teresa Sincletica della Carità di Cristo.

Don Basini ha sottolineato che la scelta di vita delle Carmelitane non è una fuga dal mondo, ma un richiamo a tutti di ciò che essenziale, la Parola di Dio da accogliere e fare diventare vita nel cammino quotidiano.

Il grazie delle Camelitane

“Questo premio non è solo per noi, ma è dedicato anche a tutti voi, perché una comunità carmelitana sussiste, cresce, si plasma nel territorio, nelle relazioni con la Chiesa e con la Città che si costituiscono in un circolare di doni che dà vita”. È il grazie espresso dalla priora suor Maria Francesca. “Grazie a voi – ha aggiunto -, alla Chiesa di Piacenza, alla Città di Piacenza per averci accolte e per accoglierci. Un grazie a tutte quelle nobildonne che nel 1600 hanno desiderato portare a Piacenza l’esperienza delle Carmelitane Scalze e ci hanno provato fino a riuscirci; e grazie ai tanti che, nei secoli, ci hanno sostenute in ogni modo per mantenere viva la presenza del Carmelo a Piacenza. Grazie a tutti i legami che continuano a stabilirsi con noi e che ci rendono quello che siamo, che fanno di noi la comunità che vedete”.

“La clausura non è una chiusura”

“La clausura – ha detto ancora suor Maria Francesca – non è una chiusura, ma un’apertura all’infinito nel giocarsi nelle relazioni. Siamo in clausura in continua ricerca di Dio, che è la più profonda verità di noi stesse e di tutta l’umanità. Non siamo una parte speciale nella Chiesa e nel mondo: ci sentiamo parte della Chiesa e del mondo, povere e fragili, a volte anche incredule. Ed è proprio a partire dalle nostre fatiche che accompagniamo l’umanità”.

“Siamo al Carmelo perché il mondo è in fiamme, come diceva Teresa e come si può dire di ogni epoca. È bello e significativo, allora, ricevere un premio come comunità. Fa percepire, a noi prima di tutto, il frutto che le relazioni tessute ogni giorno all’interno del monastero, a volte anche con fatica, danno: un frutto che, pur nel nascondimento, si vede, che arriva, che fa bene, prima di tutto a noi, ma anche agli altri”.

Il 30 settembre don Beotti diventerà beato

Al termine, mons. Cevolotto ha annunciato la data della beatificazione di don Giuseppe Beotti, sacerdote piacentino ucciso dai nazisti a Sidolo il 20 luglio 1944, di cui papa Francesco ha riconosciuto il martirio. La celebrazione avrà luogo nella Cattedrale di Piacenza sabato 30 settembre alla presenza del cardinal Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero vaticano delle Cause dei santi.

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