Ci sono giovani che non si fermano al presente ma scavano nel passato – senza paura di sporcarsi anche le scarpe – per per analizzare il percorso di autori e cantautori capaci di dipingere dei veri e propri quadri di un periodo storico. Proprio come ha fatto nel passato il grande cinema italiano. Uno di questi giovani si chiama Andrea Zoboli. Grazie alla preziosa raccolta di materiali, frutto di anni di studio, nell’appassionante libro “Musica e Politica” – disponibile anche nelle librerie di Piacenza – l’autore indaga sui momenti salienti di questo rapporto dal secondo dopoguerra ad oggi.
Il volume affronta il tema partendo dai momenti musicali ideologici, del periodo appena successivo al 1945, per arrivare a quelli studiati a tavolino per i partiti politici. Gli “anni di piombo” diventano nell’ottica di Zoboli “La strategia della canzone” con al centro il concept album di De André “Storia di un impiegato”. Poi la linea sottile che unisce i cantautori negli anni 70 al mondo politico si fa sempre più intensa. In quel periodo infatti diversi artisti subiscono la richiesta di pezzi sempre più impegnati e schierati con veri e propri agguati ai concerti, come quello subito De Gregori nel 1976 al Palalido. Al principe non viene perdonato, tra le altre cose, il suo volersi “smarcare” con la tanto contestata “Non c’è niente da capire”, odiata anche dalle femministe per i “giochetti” di Giovanna. Nemmeno Bennato vuole sentirsi tirato per la giacchetta e dopo aver ironizzato negli anni 70 sul ruolo del “Cantautore” e parlato nel 1980 di pace nell’album “Uffa Uffa”, pubblica poche settimane dopo “Sono solo canzonette” chiudendo un decennio ispirato, ma difficile. Due album di uno stesso autore ai primi posti della classifica dei 33 Giri, una situazione impensabile oggi, soprattutto con temi impegnati o che sfociano nella satira.
Ho cercato di raccontare gli episodi più interessanti del rapporto tra musica e potere – spiega Andrea Zoboli – a volte fatto di censure e altre di sodalizi inattesi tra questi due aspetti che possono sembrare apparentemente molto lontani, ma in realtà sono molto vicini tra loro“.
“A questo tema è riservato un capitolo che affronta il periodo dal 1966 al 1977. Poco più di un decennio di forte attivismo politico e di persone nelle strade. I cantautori prima danno argomenti in musica a questa protesta e poi si staccano rivendicando la loro autonomia. Per questo subirono anche attacchi molto forti durante i concerti, infatti basta citare l’episodio accaduto a De Gregori al Palalido“.
“Ho unito di fatto due miei interessi che poi nel corso degli anni si sono concretizzati in vari studi, in una trasmissione radiofonica e uno spettacolo teatrale. Insomma ho raccolto tanto materiale e in questo libro ho cercato di tirare le fila del mio lavoro di questi anni“
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