Al Teatro Trieste 34, Le memorie del punto G il 17 e 18 gennaio. Domenica 19 gennaio: Storia di uno schiaccianoci

Al Teatro Trieste 34, Le memorie del punto G venerdì 17 e sabato 18 gennaio alle ore 21. Protagonista Golden Din Din.

Quante cose sono state scoperte per sbaglio? E se anche il piacere fosse scoperto in modo sorprendente?
Se un giorno il Punto G avesse una voce e potesse parlare di sé , quanto ci sorprenderebbero i suoi racconti?
In questo spettacolo il Punto G ripercorre la sua storia dando voce a donne simbolo dell’evoluzione sessuale femminile sia realmente esistite che appartenenti al mondo fantastico.

Ingrediente chiave è l’ironia e la leggerezza con cui il tema del benessere sessuale viene trattato sia dai protagonisti che “Punto G” .
Brani cantati dal vivo rappresentano la carta d’identità ludica e provocante delle diverse femminiltà e l’ausilio di cosmesi erotica e accessori de La Valigia Rossa , incuriosiscono il pubblico nell’approccio al piacere.
Dalla Geisha alla Odalisca Spia d’ Oriente , viene utilizzata la musica , l’ironia e un pizzico di trasformismo per creare uno spettacolo divertente e senza tempo.

TEATRO TRIESTE 34, DOMENICA 19 GENNAIO ORE 16.30: STORIA DI UNO SCHIACCIANOCI

Fiaba per attore e macchine della visione.  Uno spettacolo de Il Teatro nel Baule per bambini dai 4 ai 8 anni. Progetto Vincitore del Bando Residenze Mu.d. di Teatri Associati Spettacolo tratto dal racconto di Hoffman “Lo schiaccianoci e il re dei topi” che ispirò Tchajkovskij per il suo celebre balletto “Lo Schiaccianoci”.

LA NOSTRA LETTURA DI UNA FAVOLA CLASSICA Lo spettacolo è tratto dal racconto di Hoffman “Lo schiaccianoci e il re dei topi”, che ispirò ÄŒajkovskij per il suo celebre balletto “Lo Schiaccianoci”. Nella nostra riscrittura la vicenda della bambina protagonista viene riletta dal punto di vista dello zio Drosselmayer, inventore di automi, costruttore di marchingegni curiosi, che racconta di come la piccola Marie viva un’avventura meravigliosa grazie al piccolo schiaccianoci di legno che riceve in regalo a Natale. Drosselmeyer ripercorre la storia di Marie e dello schiaccianoci mentre si prepara, alle prese con una strana macchina da lui stesso costruita, a riportarli a casa, se e quando sapranno sconfiggere, insieme, la maledizione dei topi… 

CONTENUTI La nostra riscrittura della storia originale pone al centro due temi: l’importanza del “credere” e l’importanza dell’amore. Drosselmeyer invita sua nipote Marie a non smettere di credere che dietro lo schiaccianoci c’è un segreto molto importante e che solo lei lo può aiutare a sconfiggere il re dei topi. E’ un invito, indirettamente, a tutti bambini: di credere che la vita ha qualcosa di profondamente meraviglioso, una magia misteriosa che solo con la fantasia si riesce a cogliere. L’altro tema centrale è l’amore. La maledizione della signora Toponia, che ha reso lo schiaccianoci brutto e mostruoso, potrà essere annullata “soltanto se una bambina si innamorerà di lui nonostante il suo orrendo aspetto”. Sarà necessario, per Marie, non fermarsi all’apparenza, ma cogliere la forza d’animo del suo piccolo eroe, il suo coraggio, la sua bellezza interiore. Di amarlo per quello che è, e non per come appare.

IL LINGUAGGIO, I LINGUAGGI L’idea è nata dopo la lettura di “ Storia di uno schiaccianoci” di Dumas e “Lo schiaccianoci e il re dei topi” di Hoffman, due libri visionari che ci hanno immediatamente fatto saltare agli occhi la potenza delle immagini visive che raccontano. Da qui la necessità di collaborare con esperti dell’immagine che potessero raccontare attraverso il disegno, la luce e il colore, la storia originale. Lo spettacolo pone in dialogo il corpo e la voce del personaggio protagonista, che invita a seguire la storia attraverso le immagini proiettate; immagini che non illustrano, ma a loro volta accennano, come in certi fumetti, dove il segno grafico evoca senza completare. Lo spettatore viene così sollecitato a completare il racconto attraverso un lavoro creativo personale. Lo stesso linguaggio verbale utilizzato è reinventato in modo da offrire allo spettatore un altro motore per attivare la sua immaginazione. Nel corso delle prove infatti, abbiamo completamente riscritto il testo in modo che le parole restituissero l’idea di un linguaggio sinestetico, ovvero un linguaggio in cui le parole rimandano non solo al senso, quindi al loro significato, ma il cui significante ricordi l’immagine o il suono a cui si riferiscono. Ne risulta uno stile vicino al mondo infantile: i neologismi senza un apparente significato, sono capaci di aprire le porte magiche del mondo infantile, con immediatezza ed efficacia. Quel mondo in cui le parole custodiscono la magia di un suono che diverte e stabiliscono un legame immediato tra chi parla e chi ascolta.

“Un modo di rendere produttive, in senso fantastico, le parole, è quello di deformarle. Lo fanno i bambini, per gioco, un gioco che ha un contenuto molto serio, perché li aiuta a esplorare le possibilità delle parole, a dominarle, forzandole a declinazioni inedite; stimola la libertà di ‘parlanti’, con diritto alla loro personale ‘parola’ (grazie signor Saussure); incoraggia in loro l’anticonformismo.” (Gianni Rodari – La grammatica della fantasia)

La parola inventata, i neologismi e le tecniche di narrazione accompagnano il bambino in una visione multi-sensoriale dello spettacolo consentendo ai piccoli e grandi spettatori di entrare nella storia a diversi livelli di comprensione, e di stimolare uno sguardo attivo.

Da un’idea di: Simona Di Maio

Regia e drammaturgia: Sebastiano Coticelli e Simona DI Maio

Con: Luca Di Tommaso e Simona Di Maio

Scene: Francesco Felaco

Animazioni: Controlzeta Lab

Costumi: Federica Del Gaudio

Rielaborazioni musicali: Tommy Grieco

Per approfondire.

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