Al pronto soccorso “troppi” casi non gravi e pochi medici, la ricetta della Regione: nascono i CAU per i codici verdi e bianchi – AUDIO

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Una riforma che si rende necessaria alla luce di due elementi. Da una parte la Sanità soffre una sempre maggiore carenza di medici dell’area emergenza-urgenza. Dall’altra gli accessi al pronto soccorso sono, nel 70% dei casi caratterizzati da codici verdi o bianchi, quindi con un basso tasso di gravità e di urgenza. Così l’assessore Raffaele Donini che questa mattina ha partecipato alla conferenza socio-sanitaria per discutere della riorganizzazione della Sanità in fatto di emergenza-urgenza, sottoponendo la proposta ai sindaci piacentini. E la proposta è incentrata intorno a una struttura chiamata CAU (Centri di assistenza all’urgenza). Sono i centri di assistenza e urgenza (Cau), realtà aperte h24 con medici di base e guardie mediche dove si potranno fare esami di laboratorio e test come l’elettrocardiogramma.

“Da un lato cercheremo di migliorare sempre di più il sistema dell’emergenza attraverso il medico in centrale operativa 118, attraverso una dotazione maggiore a livello tecnologico dei mezzi di soccorso, a livello di un coordinamento migliore della rete. Ma dobbiamo anche farci carico di prendere in consegna quel 70% di accessi al pronto soccorso che sono composti da codici bianchi o codici verdi: prestazioni che non sono tempo-dipendenti ma che necessitano della presa in carico delle cure primarie. La riforma nasce come atto di condivisione di tantissimi professionisti che lavorano nei pronto soccorso, quasi un centinaio quelli che hanno scritto con noi questa ipotesi di riforma. Deve nascere sulla base di un accordo che dobbiamo sottoscrivere coi medici di medicina generale che animeranno queste strutture territoriali dove sarà possibile gestire codici bianchi e verdi”.

“Entro questo primo anno istituiremo almeno un CAU a livello sperimentale. Poi con il 2024 la Regione lavorerà per la unificazione delle centrali operative e noi ci adegueremo nel corso dell’anno”, commenta Paola Bardasi, direttore generale dell’Ausl.

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