La lotta all’Aids non è finita. In occasione della giornata mondiale che si celebra l’1 dicembre, dai professionisti delle Malattie infettive dell’ospedale di Piacenza arriva un messaggio chiaro e forte alla comunità; non si può abbassare la guardia su quella che è stata un’epidemia per molti anni e che oggi è una patologia ben lontana dall’essere oggi debellata. I numeri parlano chiaro; dopo 2 anni (soprattutto nel 2018) di sensibile calo di nuovi infezioni, nel 2019 siamo tornati a un nuovo incremento con già 18 nuove diagnosi. A Piacenza i pazienti che accedono almeno una volta l’anno al reparto di Malattie Infettive sono oltre 700; oltre il 90 per cento è in terapia antiretrovirale, 120 hanno già diagnosi di Aids.
Di virus dell’immunodeficienza umana si muore ancora, anche se in misura nettamente minore rispetto al passato grazie ai nuovi farmaci di ultima generazione. Quest’anno sono decedute 12 persone; un paziente giunto molto tardivamente alla diagnosi per patologie correlate all’Aids, i rimanenti per patologie cardiovascolari e tumori non HIV correlati.
L’identikit di chi contrae l’infezione è mutato rispetto al passato: rarissime le infezioni fra i tossicodipendenti, oltre il 90 per cento delle infezioni sono acquisite per via sessuale, senza escludere donne e persone di età superiore ai 60 anni.
Nella stragrande maggioranza dei casi, quando si effettua una diagnosi, il sistema immunitario è già molto compromesso.
“Questo vuol dire – commenta il direttore del reparto Mauro Codeluppi – che le persone non sospettano minimamente di poter aver contratto l’HIV e arrivano in ospedale solo con sintomi gravi, quando la malattia è già in fase avanzata”. Nel 2019 oltre il 30 per cento delle nuove diagnosi aveva già l’Aids.
“Nessuno può sentirsi al sicuro: il concetto di categorie a rischio deve essere abbandonato. Si deve prestare attenzione – evidenzia l’infettivologo Alessandro Ruggieri, responsabile della gestione del paziente con infezione da Hiv – ai comportamenti a rischio”. Il virus si diffonde attraverso la via sessuale; “Il problema riguarda quindi tutta la popolazione sessualmente attiva, soprattutto ora che l’attività inizia prima e termina più tardi”. Nelle 18 nuove diagnosi, la trasmissione è risultata sempre attribuibile a contagio sessuale: si contano 13 maschi e 5 femmine, età fra i 27 e i 65 anni.
“Tutte le fasce di età sono potenzialmente a rischio di essere colpite dal virus dell’HIV – evidenzia ancora il dottore Ruggieri – in Malattie Infettive il più giovane sieropositivo seguito ha 20 anni, il più anziano 85”. La raccomandazione valida per tutti non può che essere di condurre una vita sessuale responsabile, adottando le giuste precauzioni per impedire la trasmissione. Cosa fare in caso di dubbio? “Eseguire il test: se l’infezione viene individuata in tempo, si può ben gestire la malattia grazie alle potenti ed efficaci terapie disponibili”. Oggi l’aspettativa di vita di una persona che scopre di avere l’HIV precocemente con un sistema immunitario non compromesso è pari a quella di un soggetto che non ha l’infezione.
Proprio per ribadire l’importanza di una diagnosi precoce, anche quest’anno l’equipe di Malattie infettive scende in campo con una giornata dedicata alla sensibilizzazione.
Medici e infermieri saranno a disposizione della cittadinanza venerdì 29 novembre, dalle 16 alle 18, all’inizio del Pubblico Passeggio (lato piazzale Genova).
Nell’occasione sarà possibile eseguire in modo gratuito e anonimo il test per l’Hiv. “Giornate come questa – evidenzia il primario Codeluppi – possono contribuire a sensibilizzare e porre la giusta attenzione sul tema. Attraverso una semplice puntura del dito, in circa 20 minuti si può avere l’esito del test”. L’iniziativa si svolge in collaborazione con il personale del Laboratorio analisi dell’ospedale di Piacenza, del Genio Pontieri e del Soroptimist di Piacenza.
“Scendiamo in campo affiancando l’azienda in questo importante momento di sensibilizzazione – evidenzia Giovanna Ratti, medico infettivologo e presidente del club – fornendo cartoline informative sulla trasmissione di HIV che saranno distribuite a chi farà il prelievo”.
In allegato, un’immagine della precedente edizione del Test day Hiv, il dr. Mauro Codeluppi, nuovo direttore di Malattie infettive e il dr. Ruggieri, responsabile della gestione del paziente con infezione da Hiv.
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