Il progetto di ricerca internazionale Age-it: “Piacenza modello di assistenza di prossimità” – AUDIO

Invecchiare bene in una società che invecchia è l’obiettivo di Age-it (Ageing Well in an Ageing Society), il prestigioso progetto di ricerca internazionale frutto dell’impegno di diverse università italiane che ha individuato il nostro territorio come esempio virtuoso, precursore dei modelli di prossimità, grazie al progetto ‘Montagna Solidale’ e alla sua evoluzione con la figura dell’infermiere di comunità a Morfasso e Vernasca.

L’iniziativa e le prossime tappe del lavoro di ricerca sono stati presentati ieri dal direttore generale Paola Bardasi, affiancata dal direttore attività sociosanitarie Eleonora Corsalini, dal direttore assistenziale Andrea ContiniEvelina Cattadori, direttore distretto Levante, Laura Formenti, professore ordinario dell’Università degli Studi Bicocca di Milano,  Amelia Compagni, professore associato e direttore del Centro di ricerche in Health and Social Care Management di CeRGAS SDABocconi e Paolo Calestani e Gianluigi Molinari, sindaci di Morfasso e Vernasca. Presenti anche i professionisti aziendali coinvolti nel progetto dell’infermiere di comunità e le assistenti sociali delle due amministrazioni comunali.

Piacenza, un modello di prossimità all’avanguardia

La provincia di Piacenza ha un’incidenza di popolazione anziana notevole, con picchi del 30% nelle zone di montagna – ha sottolineato la dottoressa Paola Bardasi in apertura – è stato quindi necessario trovare soluzioni alternative ai tipici servizi “prestazionali” a domicilio per intercettare i bisogni e la presa in carico dei soggetti più fragili: anziani, soli, isolati, pluripatologici. Come Azienda, con il progetto Montagna solidale, avviato nel 2017 e realizzato anche grazie al supporto della Fondazione di Piacenza e Vigevano, siamo stati precursori dei modelli di “prossimità” da cui è nata la figura dell’infermiere di comunità ben prima che il DM 77/2022 ne evidenziasse il ruolo chiave.

Queste due esperienze d’avanguardia si caratterizzano per un database che raccoglie, per ogni paziente, informazioni di tipo sociale, sanitario e assistenziale, oltre a dati anagrafici, tipo di abitazione, attività svolte, patologie e valutazioni assistenziali basate su diverse scale e ci sono valse la selezione per la ricerca Age.it di cui siamo orgogliosi. Questi dati sono il fondamento per la progettazione di servizi territoriali capaci di rispondere al bisogno della popolazione di riferimento, e sono preziosi anche per chi, come i centri di ricerca, ha l’obiettivo di trovare un framework metodologico e scientifico per la lettura dei bisogni e la conseguente organizzazione della rete dei servizi.

“Partecipare a questo progetto ci permetterà di comprendere meglio le condizioni e i bisogni di una popolazione poco conosciuta dai servizi, particolarmente vulnerabile, e di pianificare strategie di intervento mirate, coinvolgendo altre istituzioni del territorio e soggetti della comunità. L’obiettivo è creare un modello esportabile anche in altri territori.

Per tutti questi motivi, l’Azienda manterrà la figura dell’infermiere di comunità a Morfasso e Vernasca, riconoscendolo come uno dei protagonisti – e forse lo strumento più efficace – nella rilevazione del bisogno, sia espresso che latente. Crediamo fortemente in questo modello, tanto da aver avviato un percorso di formazione specifico per gli interessati a diventare infermieri di comunità. La presa in carico appropriata degli anziani è forse la sfida più importante che ci attende ora e nel prossimo futuro: abbiamo bisogno di strumenti e metodi rigorosi e, soprattutto, di fare rete con tutti i diversi attori istituzionali e non del territorio per non disperdere energie e risorse e per ricercare la massima efficacia possibile”.

Un polo scientifico internazionale per la ricerca sull’invecchiamento

Laura Formenti, professore ordinario dell’Università degli Studi Bicocca di Milano e Amelia Compagni, professore associato e direttore del Centro di ricerche in Health and Social Care Management di CeRGAS SDABocconi hanno illustrato i dettagli del progetto “che coinvolge circa 25 tra università ed enti di ricerca pubblici e privata e oltre 800 ricercatori per un’indagine nazionale per la ricerca sull’invecchiamento un laboratorio empirico – ha sottolineato la professoressa Formenti – che rappresenti lo standard di riferimento in campo socio-economico, biomedico e tecnologico per costruire una società inclusiva per tutte le età. Una ricerca articolata su 10 grandi aree tematiche (Spokes) che unisce competenze interdisciplinari che coprono diverse aree dalla demografia alla geriatria e gerontologia, dalla biologia alle scienze dell’educazione alle scienze politiche ed economiche.  Tutto focalizzato su piccoli comuni – ha concluso Formenti – aree sotto attenzionate che ci consentono di portare alla luce bisogni non comuni”.

“Oggi siamo qui a presentare la conclusione della prima fase del progetto – ha quindi evidenziato Amelia Compagni – composta dal database raccolto dall’Azienda Usl di Piacenza, unico nel suo genere, e dalle 34 interviste condotte su cittadini over 75enni di Vernasca e Morfasso. A questa seguirà una seconda fase che si articolerà in una serie di incontri con gli attori che operano sul territorio, pertanto infermieri, assistenti sociali, amministratori e successivamente con anziani e famiglie. Il fine è fare rete e restituire al territorio idee, progetti e programmi da condividere e su cui costruire le nuove politiche sociali e far emergere quelli che sono i bisogni spesso inespressi della popolazione anziana”.

Una rete di lavoro sempre più ampia con il volontariato

Dopo i saluti e i ringraziamenti dei sindaci il direttore attività sociosanitarie Eleonora Corsalini ha tirato le fila dell’iniziativa che mette Piacenza e il suo territorio al centro di un progetto di ricerca innovativo che consentirà di “rinforzare la rete di supporto ai cittadini e strutturare un metodo di lavoro da potremo esportare in altre realtà. La mia aspirazione – ha quindi aggiunto il direttore  – è ampliare lo sguardo al terzo settore, in particolare al mondo del volontariato, che così tanto caratterizza Piacenza e il suo territorio. Un universo attivo e proattivo che già rappresenta, ma potrebbe farlo ancora di più, un elemento di complementarità e supporto per portare i servizi sul territorio”.

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