Addio alla piccola Indi,”La vicenda della bambina inglese suscita tantissima emozione, sia dal punto di vista umano che da quello giuridico. La sua malattia non era incurabile, ma inguaribile. Colpisce che la richiesta di distacco dei sostegni vitali sia arrivata dai medici inglesi: il giuramento di Ippocrate per loro non vale? La domanda genera inquietudine, perché i sanitari del “Bambin Gesù” di Roma la pensavano diversamente”.
Così Livio Podrecca, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani di Piacenza, interviene a poche ore di distanza dal decesso di Indi Gregory, la bambina inglese di 8 mesi affetta dalla nascita da una grave patologia mitocondriale. Il caso ha fatto molto discutere l’opinione pubblica britannica e italiana. L’Alta Corte di Londra prima aveva disposto la sospensione dei trattamenti vitali, poi ha negato la possibilità di trasferirla all’ospedale “Bambino Gesù” di Roma, dopo che le era stata concessa la cittadinanza italiana. La bambina, l’11 novembre, era stata trasferita dal “Queen Medical Centre” di Nottingham ad una clinica, dove il personale sanitario ha spento i macchinari.
Una vicenda umana che, inevitabilmente, interroga molte coscienze. “C’è un problema medico – commenta l’avvocato Podrecca – che sta alla base di queste valutazioni dei giudici ma, come dimostrano altri due casi precedenti a Indi, avvenuti nel Regno Unito, sembra che la vita si riduca al corpo, esattamente come avviene per gli animali. È una visione materialistica e utilitaristica della vita che ci fa entrare in un campo di nebbie fitte. A fronte di questa possibilità offerta dall’ospedale romano, l’Italia ha offerto la cittadinanza alla bambina”.
“Nel passaggio dal piano medico a quello giuridico – prosegue Podrecca – alcune persone hanno deciso per la morte di Indi e nessuno ha potuto mettere in discussione la loro scelta. Le cure costavano, ma il sistema sanitario italiano aveva offerto la propria disponibilità per sollevare le cliniche inglesi da questo peso. È inquietante il potere di vita e di morte dello Stato e dei giudici sulle persone, in questo caso sui bambini. Auspichiamo, per il futuro, un accordo tra Italia e Gran Bretagna per casi del genere, almeno diamo atto al nostro Governo di essersi battuto per la vita”.
Il presidente dell’Ugci fa ancora una considerazione. “La vita nel corpo è un patrimonio incalcolabile: non si può prescindere dal fatto che ci sia un’anima, come ha detto il papà di Indi, verso il quale ci vorrebbe rispetto e prudenza. Esiste un qualcosa che sfugge alla corporalità. Non credo che la sofferenza della bambina fosse così drammatica, altrimenti i genitori non avrebbero insistito così tanto per tenerla in vita2.
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