Dopo la battaglia per la salvaguardia degli alberi in piazza Cittadella, il fronte ambientalista si trova di fronte a una nuova sfida: evitare il taglio di dieci tigli in via Amaldi. L’allarme è partito alcune settimane fa da alcuni residenti. Il possibile abbattimento rientra in un progetto di rigenerazione urbana per rimettere in sesto i marciapiedi lungo la strada.
“Noi siamo a conoscenza che il problema dei marciapiedi e dei tigli è piuttosto diffuso a Piacenza perché ci sono delle strade che hanno effettivamente dei problemi”, commenta Laura Chiappa, di Legambiente.
“Ma quello che va discusso, e giustamente i cittadini lo hanno fatto rilevare, è che intanto di questo progetto nessuno sapeva nulla. Quindi, cosa fondamentale così come è avvenuto in via Boselli, è quello della preventiva informazione dei cittadini, di chi ci abita ma anche di tutto il quartiere, per evitare che ci siano poi questi contrasti. Questi progetti vanno discussi con la cittadinanza anche per riuscire a raccogliere quelli che potrebbero essere dei suggerimenti da parte dei cittadini rispetto anche al progetto stesso. Questa preventiva informazione è fondamentale, dovrebbe essere un metodo che diventa ordinario da qui in poi”.
“Noi abbiamo chiesto ovviamente di sospendere totalmente questo progetto e non abbattere le alberature. Anche perché adesso è in corso da parte dell’amministrazione un piano di gestione del verde che tra l’altro chiediamo da anni e che giustamente la giunta ha sottoposto all’attenzione dell’ordine degli agronomi e gli agronomi stanno lavorando, verrà pronto a 2025. Quando ci sarà il piano, allora si vedrà quali sono gli interventi da fare, ma certamente non prima”.
“Sì, la raccolta firme per via Boselli e via Amaldi è su change.org, la trovate e invito anche tutti a firmarla”.
“Rinnovare vuol dire proprio diventare resilienti da questo punto di vista; quindi, non c’è un contrasto fra lo sviluppo della città e la tutela ambientale, è esattamente l’opposto. Lo sviluppo della città deve essere improntato sulla capacità di resilienza nei confronti delle ondate di colore: questo vuol dire preservare tutte le aree verdi che sono presenti. Il ragionamento è proprio da ribaltare. I progetti urbanistici d’ora in poi dovranno si dovranno disegnare intorno alle aree verdi che ci sono e che dobbiamo mantenere. Poi si ragionerà ovviamente sulle particolarità, laddove manca per esempio la possibilità di percorrere in marciapiedi. Ma facciamo prima un piano strategico e poi dopo cominciamo a pensare agli interventi, non il contrario”.
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