Lunedì, 6 febbraio 2023, settantotto anni dopo la morte, i carabinieri del Comando Provinciale di Piacenza, riuniti al cimitero di Borgonovo Val Tidone, hanno reso omaggio alla memoria del brigadiere Alberto Araldi, medaglia d’oro al valore militare.
Un esempio non solo per l’Arma dei Carabinieri, ma per tutta la cittadinanza.
Alberto Araldi, nato a Ziano Piacentino il 18 gennaio 1912, arruolato nei carabinieri, venne arrestato l’8 settembre 1943 e detenuto nel carcere di Parma, da cui però riuscì a fuggire, scegliendo allora di unirsi alle formazioni partigiane operanti in Val Trebbia e Val Luretta. Era conosciuto dai piacentini come “Paolo” ed era il vice comandante della Divisione “Giustizia e Libertà”. Nel febbraio del 1944, mentre tentava di entrare in Piacenza, per compiere un’ennesima azione, fu tradito da un delatore e catturato dalle guardie fasciste. Fu rinchiuso nelle carceri di Piacenza e dopo un anno venne fucilato nel locale cimitero. La sua storia personale si è intrecciata con la resistenza partigiana e i percorsi della storia di quel periodo.
Al cimitero di Borgonovo val Tidone, ove il brigadiere riposa, una corona d’allora è stata deposta sulla tomba, alla presenza del Sindaco e Presidente della Provincia Monica Patelli, del Comandante Provinciale di Piacenza colonnello Pierantonio Breda, di una rappresentanza dei carabinieri, dei membri dell’Associazione Nazionale Carabinieri e di alcuni studenti.
Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria :
“Patriota di grande fede e di purissime doti, coraggioso, indomito e valoroso comandante partigiano, guidava i propri uomini alle più ardite imprese dando con le sue epiche gesta, alle popolazioni atterrite dalla prepotenza e dai soprusi degli oppressori, la fede nel movimento partigiano. Dopo aver compiuto per sua iniziativa, azioni di leggendario valore, organizzava un audace piano per colpire uno dei maggiori responsabili delle ignominie e delle efferatezze. Catturato per vile delazione mentre si accingeva a compiere la missione, veniva condannato a morte ed affrontava con fierezza e serenità il plotone di esecuzione che col piombo fratricida troncava la sua balda esistenza. Cadeva al grido di “Viva l’Italia!”, esempio ed assertore di ogni eroismo. Piacenza, 6 febbraio 1945”.
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