«Purtroppo c’è ancora tanto da fare, ma riusciremo a relegare la violenza contro le donne in un angolo buio che appartiene a un’epoca del passato solo se lo facciamo tutte insieme. Sono solidale con le donne che subiscono abusi fisici e psicologici e prego per quelle che sono state uccise».
La senatrice Elena Murelli interviene sulla Giornata internazionale contro la violenza alle donne. La capogruppo della Lega in commissione Lavoro e sanità del Senato spiega che fa parte del Comitato Ristretto della stessa commissione che attualmente sta discutendo di tre disegni di legge riguardanti le molestie sessuali e il mobbing sul lavoro.
Colmare una lacuna
«Vogliamo colmare la lacuna della mancanza, nell’ordinamento giuslavoristico italiano, di una fattispecie omnicomprensiva e unitaria di violenza e molestie lavorative». E questo per portare nell’ordinamento i principi della Convenzione OIL 190, per cui ogni Stato si impegna ad adottare leggi e regolamenti che chiedano ai datori di lavoro di attuare misure di prevenzione degli atti di violenza e molestia e di mettere a disposizione misure di orientamento, risorse, formazione come avviene già in altri Paesi come Spagna e Francia.
Murelli ricorda «il DDL del Governo per le vittime di violenza, per avviare una serie di azioni per contrastare questo orrore e tutelare le vittime di maltrattamenti e di violenza domestica stanziando risorse per finanziare un Piano d’azione antiviolenza e la rete di case-rifugio».
La legge dello scorso anno sul Codice Rosso rafforzato, poi, garantisce più protezione alle vittime di violenza attraverso misure di prevenzione; rende più forti le misure cautelari e anticipa la soglia della tutela penale. «E’ una norma che assicura la certezza dei tempi dei procedimenti con reati di violenza di genere o domestica. Purtroppo, i tempi lunghi della giustizia e i gradi di ricorso spesso non garantiscono un’applicazione immediata e certa delle sanzioni previste. Chi fa violenza a una donna, o peggio la uccide, è pericoloso e va fermato o privato della libertà personale».
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