Il convegno organizzato dalla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha messo gli studenti di 500 istituti superiori della provincia di Piacenza e i loro insegnanti davanti al futuro (ma un po’ anche al loro presente). Al centro congressi Mazzocchi, introdotto dal direttore di sede Angelo Manfredini e dal professor Daniele Bruzzone, si è tenuto un viaggio nell’intelligenza artificiale, affrontato da diversi punti di vista. Dal titolo “Intelligenza artificiale e innovazione: nuovi orizzonti nei sistemi educativi e organizzativi”, il convegno ha esplorato l’impatto dell’IA sulla nostra società con un approccio che valorizza la dimensione umanistica dello sviluppo tecnologico, promuovendo una visione altamente interdisciplinare.
Il viaggio è cominciato con Andrea Pozzi, ingegnere informatico e ricercatore presso la Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali, che ha tracciato la storia dell’IA partendo dal robot Robbie del romanzo di Isaac Asimov del 1940, passando per Alan Turing, per approdare ai nostri giorni, quando «l’intelligenza artificiale ha raggiunto livelli di avanguardia».
«È però un’intelligenza artificiale debole – ha ricordato Pozzi – perché ancora solo in grado di risolvere un compito specifico per volta, mentre quella umana risolve più compiti». Pozzi si è soffermato sul linguaggio. Su quest’ultimo fin dall’inizio è stata posta l’idea di intelligenza a un certo punto invece di utilizzare algoritmi che risolvono il problema si è deciso di usare algoritmi che apprendono, che consentono alla macchina di imparare dall’esperienza». Da qui l’arrivo all’ultima versione di ChatGPT. «Il primo passo verso l’intelligenza artificiale forte», ha rimarcato Pozzi.
L’IA ha, e avrà, un forte impatto sull’economia. Il professor Fabio Antoldi ha infatti parlato di «quinta rivoluzione industriale».
«Sconvolgerà il modo di produrre, lavorare, consumare e vendere – ha detto il docente – cambierà non tanto il lavoro degli operai, quanto quello intellettuale: la rivoluzione riguarderà professioni come l’avvocato, l’architetto, quelle della pubblica amministrazione. È un cambiamento dei lavori della conoscenza, sempre più rapido».
Ma gli ospiti d’onore sono stati Nao e QT, due robot sociali, presentati da Federico Manzi, ricercatore che fa parte del gruppo di psicologi dello sviluppo e dell’educazione delll’Unità di ricerca sulla teoria delle mente dell’Ateneo, diretta dalla professoressa Antonella Marchetti. «So parlare e svolgere un sacco di attività interessanti – dice il robot umanoide Nao – alcune mie caratteristiche sono simili alle vostre, guardate le mie braccia, le gambe e il viso», per chiudere con un «buona pausa adesso» rivolto a tutti, ricevendo in cambio un lungo applauso dalla platea dei ragazzi.
«Da dieci anni ci occupiamo di robotica e intelligenza artificiale – spiega Manzi – con l’obiettivo di capirne le dinamiche psicologiche alla base e adoperandole in alcuni ambiti, quali la formazione e l’assistenza agli anziani».
«Per quanto riguarda l’educazione – continua – i robot dedicati ai bambini dell’infanzia sono versioni più semplici, nella scuola primaria di primo e secondo grado adoperiamo robot umanoidi con l’intelligenza artificiale integrata per fare formazione ai ragazzi, insegnando come utilizzare gli strumenti e cercando di capire la fiducia che hanno verso i robot e l’intelligenza artificiale, ma formiamo anche gli insegnanti, per mostrare loro sfide e limiti di questi robot». «Un’altra linea di ricerca è volta a favorire il benessere degli anziani – prosegue – il robot interfacciandosi con il terapeuta può fungere da supporto alla memoria, al linguaggio, può creare narrazioni che aiutino l’anziano a ricordare».
Sono intervenuti anche, come moderatrici dell’incontro le professoresse Sonia Ranieri e Annalisa Valle, la professoressa Alessandra Carenzio, che ha parlato di creatività, responsabilità e alfabeti in merito all’IA, il professor Piermarco Aroldi, il cui intervento ha avuto per titolo “The simulation game: IA come conversazione simulata”, e il professor Roberto Diodato che ha proseguito la riflessione sul concetto di intelligenza.
Nel pomeriggio si sono poi tenuti tre laboratori: uno sulla robotica sociale, uno riguardante il modo di interagire con i modelli linguistici e uno dal titolo “L’Artificial Intelligence Literacy”.
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