Prospero Cravedi non era un fotografo specializzato nell’architettura. Ma il suo rapporto con la città di Piacenza – i suoi luoghi, le sue figure più rappresentative, anche i suoi edifici – fanno della ricca opera confluita oggi nell’Archivio Cravedi uno strumento prezioso di conoscenza della realtà urbana, anche contemporanea.
LUOGHI E VOLTI DELLA REALTÀ URBANA
La mostra che inaugurerà nello Spazio Mostre della Fondazione di Piacenza e Vigevano estende la ricerca di Cravedi, a partire da quell’indagine urbanistica del 1977, ad altri aspetti, soprattutto umani del suo lavoro sulla città.
Oltre 150 fotografie saranno articolate per sezioni: Un’idea di città renderà conto dell’intenso lavoro del fotografo, nel 1977, sull’urbanistica di Piacenza; Fuori porta, sulle indagini intorno ai margini della città, i luoghi del loisir, ma anche i margini sociali nel corso della trasformazione della città; Dalla cattedrale al sarcofago, inerente la vicenda della centrale nucleare di Caorso.
I frati, le suore, la gente, muoverà dalle storie intorno all’Ex Convento Santa Chiara e alla Ex Caserma della Neve, con fotografie che restituiscono le recenti trasformazioni di quegli edifici storici, abbandonati e ora in parte recuperati alla collettività. Coltivare la città mostrerà immagini che restituiscono aree investite dal cambiamento del territorio nel secondo dopoguerra, con casi esemplari come quello degli Orti Degani.
Lo sport in città mostrerà, con immagini di cronaca sportiva ma non solo, il mutare dello sfondo e del contesto di attività sportive, nelle differenti declinazioni amatoriali e professionali. Uno nessuno centomila riguarda il mostrarsi della comunità e il suo agire negli spazi urbani nella quotidianità e in occasioni memorabili; i luoghi e i modi della socialità, degli incontri, sanno narrati nella sezione Ci vediamo, mentre i luoghi, le differenti maniere di fruire della cultura saranno raccontati con le foto della sezione L’arte abitata.
LE INFORMAZIONI SULLA MOSTRA
Spazio Mostre della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Via Sant’Eufemia 13. Dal 23 novembre 2024 al 30 marzo 2025.
Con il patrocinio di: Regione Emilia-Romagna, Comune di Piacenza, Ordine degli Architetti della Provincia di Piacenza.
Orari: sabato, domenica ore 10-12.30 / 15-19. Dal lunedì al venerdì su prenotazione. Apertura straordinaria il 6 gennaio 2025. Ingresso gratuito
Info e prenotazioni: tel. 0523.311111 – info@fondazionepiacenzavigevano.it
LE FOTOGRAFIE PER IL PIANO URBANISTICO
Nel 1977 una pubblicazione, Piacenza: un’alternativa per il centro storico, redatta dal Comune in occasione dell’elaborazione di un piano urbanistico, è interamente illustrata con sue fotografie. La capacità narrativa va a costituire un vero e proprio saggio sulla condizione urbana locale. In quelle foto non troviamo le rigorose geometrie di Gianni Croce o la meticolosa professionalità dei fratelli Erminio e Eugenio Manzotti; sono altra cosa anche dalle pose animate del raffinato flaneur della fotografia piacentina Giulio Milani.
Nell’opera di Cravedi gli edifici non sono oggetti isolati dal contesto – quasi ricondotti a natura morta, come praticato da tanta fotografia specializzata – ma pienamente integrati. L’immagine sembra nutrirsi dei volti e dei comportamenti di una comunità; racconta, senza pause e con grande empatia, le figure che conferiscono dimensione storica e sociale alle storie.
Proprio a partire da quelle immagini pubblicate nel 1977, per la mostra Piacenza, la città che cambia si è sviluppata una approfondita selezione nell’archivio Cravedi così da definire i capitoli di un ritratto della città specificamente orientato all’architettura e al paesaggio urbano. Vuole essere un racconto che va oltre la restituzione della qualità degli edifici realizzati, di quelli nuovi, di quelli storici o di quelli abbandonati.
CULTURA E PROGETTI NELL’EX MACELLO
Il primo capitolo, in collaborazione con il Polo territoriale di Piacenza del Politecnico di Milano, si è inaugurato il 13 settembre scorso nella sede universitaria nell’ex Macello, uno dei casi di rigenerazione urbana più significativi della nostra realtà, con installazioni site specific e apparati tratti dal lavoro di Cravedi su quei luoghi oggi sede universitaria: l’ex Macello e la ex Caserma di Via Neve.
L’ARCHIVIO PROSPERO CRAVEDI
L’archivio del fotografo Prospero Cravedi (Piacenza 1935-2015), un nucleo di stampe, oltre un milione di immagini negative, è il frutto di una vita di lavoro, il racconto appassionato e appassionante di un pezzo importante del Novecento piacentino, italiano, ma soprattutto di un’idea di umanità che non ha confini.
Dagli inizi, un po’ casuali ma già fulminanti – lo sgombero della Camera del lavoro, 1954, in Via Borghetto, dove il giovanissimo Prospero si trova a fotografare i fatti e le figure, salvando rocambolescamente il rullino – vediamo la capacità di individuare il punto di vista, l’istante, la composizione più efficaci.
Seguirà una vicenda in cui l’impegno quotidiano si lega alla stampa periodica (le fotografie principalmente per il quotidiano La Libertà) e alla cultura narrativa della fotografia del secondo Novecento, estendendo però il “mestiere” a un racconto più ampio, il cui punto focale è nella vita di una comunità su differenti scale.
In altre parole, è il volto del tempo, e il volto di una comunità quello che Prospero Cravedi ha tratteggiato, depositato in un archivio la cui sistemazione, conservazione, valorizzazione è stata avviata dalla famiglia, da Angela Cravedi e dai figli Gianni ed Ettore che proseguono l’attività del narrare per immagini. Nel 2022 si è tenuta, su iniziativa della Fondazione Piacenza e Vigevano, la prima rassegna antologica sulla sua opera: Prospero Cravedi fotografo/Tempi e volti di una comunità. Dagli anni ’50 agli anni ‘70.
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